Coco-indaiá
La palma indaiá è una pianta di grandi dimensioni, il cui fusto misura mediamente attorno ai 40 cm di diametro e può raggiungere sino ai 20 metri di altezza. Autoctona della foresta atlantica, questa palma cresce in buona parte del territorio brasiliano, con una maggior concentrazione negli stati di Espírito Santo e Santa Catarina. Produce grandi foglie pennate, generalmente rivolte all’insù, che possono misurare fino a 3 metri di estensione e si sviluppano in corone formate ognuna da circa 30 foglie. La pianta produce pochi fiori composti da petali di piccole dimensioni, dalla forma appiattita e acuminata, che sbocciano tra i mesi di agosto e dicembre.
Il frutto di questa palma è il cocco indaiá, una drupa che si forma tra i mesi di giugno e novembre. Caratterizzato dalla forma allungata e dalla presenza di una sorta di becco su un’estremità della noce, il cocco indaiá è di piccole dimensioni (misura circa 4 cm di diametro e 5 cm longitudinalmente); l’esocarpo di colore giallognolo racchiude una polpa piuttosto fibrosa e dal sapore dolce, contenente al suo interno uno o due semi a forma di mandorla.
Il nome indaiá deriva dal vocabolo ini’yá, che in lingua tupi significa “frutto di fili”, proprio per le fibre di cui è composta la pianta e con cui le comunità tradizionali fabbricano le stuoie per dormire. Le foglie dell’indaiá venivano utilizzate anche per la costruzione dei tetti e come materiale di rivestimento per le abitazioni degli indios. Oltre al frutto, le foglie e la parte fibrosa, trova impiego anche il caule, sia per la produzione del palmito che nell’edilizia civile.
Il cocco indaiá è fortemente legato alla cultura delle comunità quilombolas, che in periodi di acuta scarsità alimentare riuscirono a sopravvivere proprio nutrendosi dei frutti della palma indaiá e dei suoi derivati. Poiché è associato a condizioni di fame, i giovani di oggi non sono interessati al consumo né alla trasformazione del frutto, preferendo invece alimenti non autoctoni e di provenienza esterna alla comunità; per questo il metodo di raccolta e lavorazione del cocco indaiá sta oggi andando perduto presso le stesse comunità indigene, trattandosi di un sapere che per generazioni si è tramandato di padre in figlio. Riuscire a proteggere la noce di cocco indaiá è dunque di grande importanza per molte popolazioni locali che a condizioni di povertà estrema sono sopravvissute proprio grazie a questo frutto, ma altrettanto fondamentale risulta correggere l’immagine mistificata per cui il cocco indaiá, associato a periodi di penuria alimentare, è spesso considerato solo come ultima opzione a cui ricorrere in casi di necessità.
Dell’indaiá sono commestibili tanto le drupe quanto le mandorle racchiuse all’interno, utilizzate per l’estrazione di oli, ma anche per l’elaborazione di dolci e farofas, soprattutto presso le comunità quilombolas della foresta atlantica e delle aree di Cerrado. Il cocco indaiá viene inoltre utilizzato per la produzione di barrette ai cereali, paçoca e brigadeiros (tipici dolcetti di forma sferica a base di cocco), in una versione particolarmente salutare e nutriente.
Torna all'archivio >O fruto da palmeira indaiá é o coco indaiá, frutifica entre os meses de junho e novembro. De formato oblongado, com uma espécie de bico em uma das extremidades, esse coquinho tem cerca de 5 centímetros de comprimento por 4 centímetros de diâmetro e casca de cor amarelada, polpa bastante fibrosa e adocicada, com uma ou duas sementes, semelhantes a amêndoas.
A denominação indaiá tem origem do tupi ini'yá, que significa fruto de fios, pois as fibras da palmeira indaiá servem para a produção de redes de dormir pelas populações tradicionais. Os índios utilizavam da folhagem dessa palmeira também para a cobertura de suas casas, como telhado. Além dos frutos, folhas e fibras, o caule é aproveitado para a fabricação de palmito ou construção civil.
O coco indaiá está fortemente ligado a comunidades quilombolas, que em períodos de extrema escassez de alimentos sobreviveram a base do consumo do fruto e derivados. Por estar associado a períodos de fome, muitos jovens não se interessam pelo consumo e processamento do fruto, pois preferem alimentos externos a comunidade, sendo que o método correto de coletar e beneficiar o coco indaiá está sendo perdido nessas comunidades, haja vista ser passado de pai para filho. Por isso é necessário proteger esse fruto tão precioso para muitas comunidades que sobreviveram a pobreza extrema consumindo-o, bem como desmistificar a imagem que o coco indaiá está para ser consumido apenas como última opção.
Os frutos e a amêndoa do indaiá é são comestíveis, sendo utilizados para a fabricação de óleos, doces e farofas, principalmente por populações quilombolas nos biomas Cerrado e Mata Atlântica. Ademais, está sendo empregado também na confecção de barrinha de cereais, paçoca e brigadeiros saudáveis.