Melone rospo

Arca del Gusto
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Mlòun rosp

Il melone rospo, anche chiamato rognoso per via della sua buccia dall’aspetto poco invitante, appartiene al gruppo dei meloni cantalupo: ha una forma sferica schiacciata ai poli, costolature profonde, un colore che varia dall’arancione intenso al giallo e al verde e, soprattutto, una superficie estremamente bitorzoluta e irregolare che gli è valso il nome di “rospo” e lo rende poco distinguibile da una zucca.

È molto difficile trovare fonti certe che parlino delle varietà di melone, perché era considerata una coltura non da profitto e si piantava solo se le coltivazioni di grano venivano rovinate e i contadini avevano a disposizione solo pochi mesi per coltivare qualcosa da poter vendere ai mercati locali. Persino per gli standard di allora, la coltivazione di melone non era mai svolta in modo intensivo, finché la guerra non ha reso necessario avere colture di crescita più rapida.

A maturazione raggiunta, il melone rospo può arrivare a pesare 2,5 chili, ma in media il suo peso si aggira sul chilo e mezzo con un diametro di 20-25 centimetri. La scorza può raggiungere uno spessore di 1,5-2 centimetri, il che significa che la polpa arancione è in realtà relativamente poca rispetto al peso totale del frutto.

Rispetto ad altre varietà di meloni antichi della zona, questa varietà sta ancora facendo fatica ad essere apprezzata, anche perché oltre all’aspetto insolito e alla buccia spessa, è anche poco dolce e lievemente piccante e non si adatta bene al concetto che abbiamo oggi di melone. Un tempo i meloni condividevano le proprie caratteristiche sensoriali più con le cugine zucche che con le angurie. Il melone rospo non ha un odore particolarmente intenso, ma ha un sapore piuttosto forte: tendenzialmente non è dolce, almeno non se paragonato ai meloni moderni, e ha un sapore piccantino, che ricorda il pepe, e che fa sì che sia più facile considerarlo come una verdura piuttosto che un frutto.

Questa varietà è coltivata da sempre nell’area di Reggio-Emilia, di Bologna, di Mantova (dove veniva chiamata satra). E’ una pianta che resiste bene alla siccità, a patto che il terreno sia lavorato a fondo e diligentemente, anche perché la pianta riesce a sviluppare radici molto profonde e ad assorbire nutrienti anche in condizioni avverse.

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Territorio

NazioneItalia
Regione

Emilia Romagna

Lombardia

Toscana

Altre informazioni

Categorie

Frutta fresca, secca e derivati

Segnalato da:Giovanni Vannetti