In Madagascar il riso copre il 70% del fabbisogno quotidiano di calorie e racchiude importanti significati religiosi e rituali. I contadini malgasci lo mangiano tre volte al giorno: bollito e servito con kitoza (striscioline di carne secca saltate in padella) per colazione (vary sosoa), cotto in una zuppa di erbe selvatiche a pranzo (vary amin’anana) e infine, per cena, accompagnato da pollo bollito, uova fritte, lenticchie o foglie di cassava pestate. Il tutto viene accompagnato con ranon’apango, ovvero, con l’acqua di cottura del riso.
Esistono antiche varietà locali come la rojo fotsy e vary malady, ricche in oligoelementi e resistenti alla siccità, coltivate soprattutto intorno al lago Alaotra, sulla costa orientale a nord della capitale. Oggi queste varietà e il loro ecosistema sono però a rischio di estinzione. Sempre più spesso, infatti, vengono sostituite con ibridi più produttivi e la fitta foresta tropicale che un tempo circondava il lago Alaotra è messa a repentaglio a causa della diffusione sempre più radicale del tavy, una tecnica rudimentale che consiste nel taglio e nell’incendio della vegetazione e che viene impiegata per aumentare le superfici coltivabili.
i produttori locali sui rischi della deforestazione, ancora oggi praticata pesantemente su un’isola unica per la straordinaria ricchezza di biodiversità (la fauna e la flora sono endemiche al 90%).
Area di produzione
Comune di Amparafaravola, provincia di Toamasina, regione di Alaotra