L’orto Slow Food Abderrahmane Ben Awf si trova nella città di Rabat, capitale amministrativa del Marocco e capoluogo della regione di Rabat-Salé-Kenitra. Rabat si trova sulla costa dell’Atlantico e sulla riva sinistra a sud della foce del fiume Bouregreg. La scuola Abderrahmane Ben Awf è una scuola primaria e i suoi studenti sono di età compresa tra 6 e 12 anni. La superficie totale della struttura è di 7125 m2; l’orto occupa 500 m2. La scuola comprende un’associazione ambientalista molto attiva che è riuscita a trasformare un terreno inutilizzato in un bell’orto a disposizione di tutte le classi. Nonostante un avvio difficile, poiché i genitori degli allievi non conoscevano ancora i vantaggi del progetto e si sono opposti all’idea di vedere i propri figli lavorare la terra e differenziare i rifiuti, grazie alla forte convinzione della sua importanza da parte della direttrice e dell’insegnante i risultati raggiunti sono stati straordinari. La direttrice spiega "visti i problemi ambientali e l’assenza di qualsiasi iniziativa da parte dei genitori in materia di educazione ambientale, è nostro dovere assumerci pienamente il nostro ruolo". L’approccio qualitativo del progetto di Slow Food è stato un fattore decisivo per il successo dell’esperienza. Slow Food ritiene infatti che l’orticoltura sia un’attività che deve andare nella direzione della salvaguardia della biodiversità, delle risorse idriche e dei territori e che l’attuazione di progetti pedagogici incentrati su un orto possa essere il motore che porta a sviluppare e mettere in atto pratiche rispettose dell’ambiente. Gli obiettivi della creazione dell’orto Slow Food Abderrahmane Ben Awf sono i seguenti: educare alla cittadinanza attiva spingendo i bambini a diventare responsabili nei confronti dell’ambiente, sviluppare il senso di responsabilità e rispetto nei confronti del contesto in cui si cresce, creare un legame tra i ragazzi e la terra e, in una visione più ampia, con la popolazione locale di ogni età, avvicinare i ragazzi fisicamente e personalmente agli elementi naturali. Nell’orto sono utilizzate tecniche tradizionali e sostenibili per mantenere la fertilità del suolo, in particolare il compostaggio, la consociazione e la rotazione delle colture e la pratica di due campagne colturali. È utilizzata anche la pacciamatura, una tecnica che consiste nel coprire il suolo con materiali organici e minerali per nutrirlo e/o proteggerlo. Questa tecnica consente di conservare le risorse idriche del suolo ed evitare la crescita di piante infestanti. Lavorare il suolo in superficie permette una migliore circolazione dell’acqua dal suolo alle radici. Gli ortaggi coltivati nell’orto sono varietà locali: carote, melanzane, peperoni verdi, ravanelli, pomodori, zucchini, cavoli, cetrioli e cipolle. Sono inoltre coltivate piante aromatiche e medicinali, come menta, origano, sedano, lavanda e timo, che servono a lottare contro gli insetti nocivi. Sono impiegati anche altri metodi di lotta naturali, ad esempio una soluzione di alcol e sapone, l’infuso di tabacco e insetticidi a base di aglio ed olio e sapone. Gli ortaggi dell’orto sono usati per la preparazione dei piatti serviti a scuola, realizzando così l’idea del cibo che arriva "dai campi alla tavola".
Area
Rabat, capoluogo della regione di Rabat-Salé-Kenitra
Coordinatore
Younes Zghari
Taliouine, un piccolo villaggio di montagna, è il cuore del Presidio dello zafferano: una terra che cede il passo, a ovest, agli alberi di argan (che iniziano nel villaggio di Assaki e proseguono fino al mare) e a est, alle coltivazioni di rose, in direzione Ouarzazate.
Qui, sull’altipiano Souktana, tra i 1300 e i 1500 metri, si trova la zona storica dello zafferano, la più antica di tutto il Marocco. Undici produttori – riuniti nella Coopérative Agricole de Taliouine e sostenuti dall’Ong marocchina Migrations et Développement – coltivano piccoli appezzamenti (al massimo un ettaro) e, insieme alle loro famiglie, tra ottobre e novembre raccolgono i fiori all’alba, quando sono ancora chiusi; quindi li sistemano in una stanza fresca e separano i preziosi stigmi. Ogni fase è manuale e la concimazione è naturale. Non esistono varietà particolari di zafferano, ma pare che soltanto sull’altopiano di Souktana, grazie al terreno, al clima e al savoir faire dei produttori, si ottenga un prodotto così pregiato: un po’ meno colorato degli altri, ma dal profumo e dal sapore più intensi. Accanto allo zafferano si coltivano erba medica, verdura e, ai margini dei campi, crescono olivi, mandorli ed erbe. Il nome della cooperativa (Taliouine) è legato al villaggio omonimo, che si trova sull’altopiano: il suq del paese è storicamente il principale mercato per lo zafferano della zona. Tradizionalmente erano i commercianti della numerosa comunità ebraica del Marocco a occuparsi della vendita dello zafferano, prediligendo i pistilli lucidati con olio di oliva. Ora questa tecnica è stata abbandonata in seguito all’emigrazione degli ebrei, e sono i commercianti arabi e berberi ad acquistare grandi quantità di zafferano dai produttori, nei piccoli mercati settimanali, per rivenderlo negli stessi mercati, nelle grandi città marocchine e dell’intero Maghreb, e in Europa. Lo zafferano è acquistato e rivenduto localmente a prezzi bassissimi, che lievitano sui mercati delle città e in Europa.