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Home » 10.000 Orti in Africa » Orto comunitario di Kulawuma

Orto comunitario di Kulawuma

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Sierra Leone

Eastern

Sul fianco della collina su cui sorge il villaggio di Kulawuma, è stato realizzato un orto comunitario che si estende su una superficie di oltre due ettari e mezzo.
Le persone coinvolte nel progetto sono 40, e coltivano prevalentemente ortaggi: patate dolci, peperoni, melanzane, pomodori, fave, zucche, taro e varietà locali come sawa-sawa, e krain-krain (una varietà di juta le cui foglie, commestibili, sono utilizzate in molte ricette della Sierra Leone); una parte dell’orto è inoltre adibita alla coltivazione di piante medicinali locali, quali yumbuyambei, gbangba, e njasui.
Le tecniche colturali impiegate sono pulite e sostenibili: il suolo viene concimato con compost, letame e cenere; le colture sono protette dall’attacco di roditori e altri animali selvatici con recinzioni e trappole, e gli insetti nocivi sono tenuti alla larga facendo ricorso a tecniche autoctone. Un efficace repellente contro le cavallette, ad esempio, si produce nel metodo seguente: se ne macinano alcune con delle foglie di peperoncino; si aggiunge acqua al composto, si filtra il tutto e si spruzza il liquido così ottenuto sulle piante.
Durante la stagione secca alcune piante vengono coltivate nelle zone più umide site a valle.

Area
Kulawuma, regione Est

Coordinatore
Patrick Mansaray

Slow Food in Sierra Leone

In Sierra Leone l’agricoltura è uno dei pilastri dell’economia e fornisce occupazione a circa il 75% della popolazione. Il Paese è dotato di molte risorse naturali e favorevoli condizioni climatiche, tuttavia l’estrazione mineraria illegale, il disboscamento abusivo e le monoculture su larga scala, perpetrati per decenni, hanno irrimediabilmente compromesso molti degli ecosistemi naturali del Paese. La rete Slow Food è presente soprattutto nelle regioni orientali, tra il Distretto di Kenema e quello di Kailahun, una tra le zone più remote e rurali al confine con la Liberia e, a nord, con la Guinea. L’area, famosa per l’estrazione di diamanti, è stata l’epicentro del conflitto durante la guerra civile terminata nel 2002 e una delle zone che, dodici anni dopo, ha subito la tremenda epidemia di Ebola. La natura è rigogliosa, costellata di villaggi dai tetti di paglia, un alternarsi di aree forestali e risaie, con molte piantagioni di palme da olio, noce di cocco, cacao e caffè. Mentre nei supermercati la maggior parte dei prodotti è importata, sulle bancarelle dei mercati locali si trovano vari tipi di riso (locale ed importato) - la base dell'alimentazione quotidiana -, montagne di foglie di patata, di cassava (manioca) e di krain-krain (corchorus o corcoro), pasta di arachidi, peperoncini, olio di palma anche artigianale, fagioli di varia provenienza e dimensione, patate locali, pesce secco e fresco, carne ed una grande varietà di frutti locali a seconda delle stagioni. Slow Food è presente in questo territorio dal 2012. Grazie al lavoro di 3 coordinatori locali e al coinvolgimento di piccoli produttori tramite gli orti (comunitari, scolastici e familiari) agroecologici e il Presidio Slow Food della Noce di Kola (nei tre villaggi di Madina, Gegbwema e Darlu), si portano avanti attività di sensibilizzazione alla biodiversità locale, al rispetto per la terra e la cultura tradizionale in armonia con l'ambiente, attività educative con giovani e studenti, la celebrazione della convivialità con pranzi sociali, condividendo i prodotti appena raccolti e brindando con la tipica bevanda a base di kola e acqua di cacao.

Informazioni sull'orto

Tipo:Comunitario
Coordinatore:Patrick Abu Mansaray
Gemellato con:Condotta Slow Food Russian River, Stati Uniti

Foto

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