강돌아리
Il miglio non glutinoso gangdolari in passato era coltivato sull’isola di Jeju, lungo il promontorio montuoso centrale e sulla zona costiera. Conosciuto nella lingua locale come gangdolari, è chiamato Jeju moin jo nella lingua nazionale coreana. Benché l’origine esatta del nome sia sconosciuta, si pensa che derivi dal termine dol, che significa roccia, per riprendere la caratteristica di estrema robustezza di questa coltura.
Tra le numerose varietà di miglio coltivate sull’isola quella non glutinosa diviene fondamentale per le preparazioni gastronomiche tradizionali e, in particolare, il gangdolari si distingue per la qualità organolettica tra le altre varietà non glutinose native.
Il miglio gangdolari può raggiungere i 130 cm in altezza e ha foglie laterali di colore bianco. La pannocchia a forma di cono è di colore giallo, di lunghezza variabile e può superare anche i 20 cm. La barba della spiga non è molto lunga e anche i chicchi sono di colore giallo. Il miglio viene seminato alla fine di maggio e le pannocchie sono raccolte a settembre. Dopo il raccolto le pannocchie sono fatte essiccare completamente, trebbiate, e solo i chicchi accuratamente selezionati sono poi immagazzinati. Il miglio stoccato viene infine decorticato ed è finalmente pronto per essere utilizzato. Inoltre, la particolarità primaria di questa varietà è l’essere in grado di assorbire i nutrienti anche in condizioni molto difficili di aridità del terreno, mantenendo comunque un’ottima resa a livello di raccolto. Questa caratteristica è di fondamentale importanza soprattutto per la particolare tipologia di terreno dell’isola di Jeju, vulcanico e molto poroso che drena facilmente l’acqua. Il miglio, cosi come l’orzo, i fagioli e il grano erano infatti coltivati in campi asciutti, differentemente dalle coltivazioni di riso che dovevano avvenire in campi allagati. Per assicurare la massima resa di questi difficili terreni era inoltre utilizzato un particolare sistema di rotazione delle colture che prevedeva la raccolta dell’orzo tra la fine di maggio e l’inizio di giugno e lo spargimento delle semenze di miglio tra la fine di giugno e l’inizio di luglio; alla fine di ottobre, poi, veniva raccolto il miglio e piantato nuovamente l’orzo.
Secondo un racconto del folclore dell’isola, chiamato Segyeongbonpuri, fu proprio il protagonista Jacheongbi a portare il miglio insieme ad altri cereali sull’isola di Jeju. Il miglio gangdolari è citato anche nella ballata tradizionale “Jobat Bamneun Norae” (letteralmente, “la canzone del sentiero dei campi di miglio”).
Fino agli anni ’50 il miglio era una delle colture principali dell’isola, ma a partire dagli anni ‘70 andò progressivamente scomparendo. In questo periodo infatti andarono espandendosi le colture di mandarini (gamgyul, nella lingua locale) poiché molto più redditizie sul mercato.
Grazie a Haeok Yang e Hyeongjun Gang, una coppia di abitanti dell’isola che per passione coltiva da settant’anni questa varietà ormai quasi scomparsa, è stato possibile nel 2021 riprenderne la semina salvando da una quasi certa estinzione tutti quei piatti della tradizione gastronomica locale legati a questa materia prima, quali bap (cereali cotti), juk (porridge), mieum (farinata) e jopap (miglio cotto).