La bututia è una bevanda fermentata ricavata dal miglio indiano prodotta dagli Akirinyaga, una popolazione del Kenia centrale. Un tempo molto popolare, questo prodotto veniva consumato durante occasioni speciali quali il raccolto o durante la preparazione dei terreni all’approssimarsi della stagione delle piogge. A preparare la bututia erano le donne, che poi la portavano dentro a dei fiaschi agli uomini a lavoro nei campi.
La preparazione della bututia inizia col setacciare il miglio per rimuovere la terra e altre possibili scorie. Il miglio dunque è macinato con delle macine di pietra e in seguito è mescolato con l’acqua. Questa mistura è lasciata fermentare per 3 giorni, alla fine dei quali si ottiene un prodotto che, in alcune zone del paese, è chiamato kimera. A questo punto la kimera è diluita in acqua calda e filtrata per avere un prodotto finale omogeneo, la bututia appunto, che è conservata in un posto fresco e asciutto per preservarne la freschezza.
Durante la lavorazione della terra, la bututia era usata per misurare la dimensione del campo da lavorare prima di poter fare una pausa. Un fiasco colmo era sepolto a metà strada (per mantenere la bevanda fresca), a pochi metri dal punto in cui erano iniziati i lavori. La bututia veniva poi bevuta con delle cannucce di foglie di banana chiamate mbari; il procedimento quindi era ripetuto seppellendo un nuovo fiasco. In questo modo i contadini erano incentivati a continuare a lavorare e a ottimizzare il tempo a loro disposizione. La preparazione della terra diventava così un lavoro condiviso in cui gli uomini si spostavano da una proprietà all’altra.
Questo prodotto rischia l’estinzione a causa di una sempre maggiore preferenza per bevande industriali. Il cambiamento dei valori di una società sempre più individualista hanno ulteriormente danneggiato questo prodotto.
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