Ætihvönn
L’Angelica archangelica è una delle più notevoli tra le erbe indigene dell’Islanda.
Il nome latino della pianta deriva da un’antica leggenda, secondo la quale l’erba sarebbe stata indicata da un angelo come rimedio contro la peste nera. Anticamente si credeva che l’Angelica archangelica avesse la virtù di proteggere contro gli spiriti maligni e incantesimi di ogni sorta. Era talmente venerata nel folklore locale da portare il soprannome di “radice dello spirito santo”.
La radice dell’Ætihvönn veniva utilizzata dai vichinghi islandesi come moneta di scambio nei commerci con altri paesi.
Era una pratica comune quella di coltivare Angelica archangelica negli orti attigui alle aziende agricole, dove era più agevole raccogliere il prodotto.
Nel Grágás, un’antica raccolta di leggi islandesi, si stabiliva che chiunque venisse sorpreso in un orto altrui nell’atto di rubare della Angelica archangelica avrebbe dovuto pagarne le conseguenze.
L’Angelica archangelica cresce in tutta l’Islanda, ma è particolarmente comune nei pressi dei ruscelli e dei corsi d’acqua. È un potente stimolante del sistema immunitario, utile nella lotta contro tutte le infezioni virali. La ricerca ha dimostrato le speciali doti curative di quest’erba. Per secoli l’Angelica archangelica ha contribuito alla longevità e alla buona salute della popolazione islandese, oltre a occupare un posto di spicco nella storia della cucina tradizionale.
Gli usi gastronomici di questa pianta sono molto antichi, ma negli ultimi anni l’erba è stata oggetto di esperimenti innovativi. Tutte le sue parti sono utili in cucina: il gambo, la radice, le foglie e i semi. Le foglie di Angelica archangelica vanno raccolte all’inizio dell’estate e si possono usare fresche oppure essiccate. I gambi, una volta sbucciati, si consumano sia crudi che cotti. Un tempo le radici venivano consumate in modo regolare. Conservate sottoterra nei mesi invernali, si potevano anche mangiare fresche, con accompagnamento di pesce e burro. Masticare la radice in tempo di epidemie era considerato una buona profilassi, date le virtù medicamentose della pianta.
Oggi la radice di Angelica archangelica trova impiego nella preparazione di minestre, pani e infusi, oltre a insaporire bevande alcoliche e birre o liquori come la chartreuse, la benedectine ecc. I semi vengono essiccati e usati come spezie o come ingrediente per tisane. Il gusto dei semi di Angelica archangelica si sposa perfettamente a quello dell’agnello islandese. Gli allevatori di razze ovine che pascolano nelle regioni occidentali hanno sperimentato utilizzi innovativi. In estate, nel corso di un intero mese, hanno condotto al pascolo i loro agnelli in prati di Angelica archangelica, ottenendo una carne dal gusto speciale.
Dal momento che l’Angelica archangelica trova impiego anche nella preparazione di integratori alimentari, il rischio è che il suo sfruttamento venga monopolizzato dall’industria farmaceutica islandese. Alcune aree demaniali dove l’Angelica archangelica risulta endemica sono già in corso di privatizzazione. Recintare quelle zone significa escludere la popolazione locale dai saperi gastronomici legati all’utilizzo di quest’erba, tanto più che le nuove abitudini alimentari hanno ridimensionato l’interesse per le erbe tradizionali, specialmente tra i più giovani.
Foto: Slow Food i Reykjavik
Torna all'archivio >