La montagna non è tutta uguale, non esistono soluzioni uniformi e funzionali a ogni comunità. Ci sono però interventi che possono agevolare realtà produttive sane e potenziare i servizi, come ad esempio ridurre la tassazione delle attività che svolgono l’intero ciclo produttivo in montagna, sostenere la nascita di nuove imprese, facilitare l’ingresso delle produzioni agricole di qualità locali nelle mense scolastiche, mettere in pratica la “gestione forestale sostenibile”, promuovere le forme di turismo in grado di potenziare l’attività agricola e artigianale del territorio.
Da anni e con diversi progetti nazionali e locali Slow Food lavora per portare avanti queste istanze, chiedendo a gran voce l’intervento politico necessario a quel riconoscimento economico e sociale che può garantire la sopravvivenza e la dignità delle comunità montane. Non abbiamo più bisogno di persone che resistono in montagna, ma di comunità vitali, che possono produrre reddito mentre tutelano e conservano paesaggio ed ecosistema.
Ed è proprio quello che un gruppo di giovani agricoltori (7 aziende) sta facendo già da qualche anno in Valle del Lys, Val d’Aosta, dove l’economia agricola montana è in crisi e troppo spesso viene considerata un mero servizio a sostegno del settore turistico.
L’agricoltura di montagna in Valle del Lys
«L’agricoltore non lavora solo per sé ma anche per la comunità in cui vive» racconta Federico Chierico, titolare dell’azienda Paysageamanger: «Per questo per me è importante concentrare l’attenzione sulla scelta individuale. Quella dell’agricoltore e di chi s’impegna a produrre cibo in modo sostenibile, e quella del consumatore e del ristoratore che possono decidere che tipo di modello economico e agricolo privilegiare con i loro acquisti.
Paradossalmente oggi in montagna è molto difficile trovare prodotti agricoli locali coltivati secondo le tecniche dell’agroecologia, per questo diventa fondamentale costituire una rete più fitta che leghi il mondo della ristorazione e dell’accoglienza a quello della produzione agricola». Ed ecco l’ambizioso progetto dei giovani della Valle del Lys che a oggi coinvolge 7 aziende che coltivano oltre 120 varietà locali di ortaggi e legumi e 65 varietà di patate, venduti con crescente successo sul mercato locale.
Agroecologia applicata alla montagna
L’agroecologia non è, come i suoi avversari vorrebbero sostenere, un ritorno al passato, un’operazione di nostalgico recupero di una dimensione bucolica, tradizionale, arretrata. Semmai è il contrario: è voglia di futuro, è innovazione intelligente, è critica dell’agricoltura industriale in vista di una sua sostituzione con modelli più efficienti e sostenibili.
La strada della transizione ecologica è da molti ritenuta l’unica vera alternativa per provare a mettere a frutto la naturale resilienza dei nostri ambienti naturali.
È in questa direzione che va l’impegno dei giovani agricoltori della Val di Lys. Con il loro progetto e il loro lavoro stanno dimostrando che un sistema agricolo, e quello montano nello specifico, subisce influenze non solo da fattori biologici o ambientali, ma anche da fattori economici e sociali tanto che diventa fondamentale il coinvolgimento di tutti gli attori del territorio, in modo da costruire un rapporto sano e proficuo tra produttore e consumatore, tenendo ben presente il contesto culturale.
Impegnarsi nell’agricoltura sostenibile significa dunque comprendere che l’agricoltura produce paesaggi sociali, culturali ed ecologici.
I progetti della Valle del Lys
Quest’anno ai problemi legati alla complessa situazione montana si sono aggiunte le difficoltà dovute alla pandemia che conosciamo tutti benissimo. Ecco che allora i giovani agricoltori si sono rimboccati le maniche per reagire alla nuova sfida. L’obiettivo ora è compattare le fila e rafforzare le realtà già esistenti e sostenere la nascita di nuove aziende di produzione e trasformazione di prodotti agricoli ottenuti con metodi agroecologici.
Per agevolare il processo, sono stati pensati momenti formativi per le aziende della rete e per quelle che vorranno unirsi, in modo di arrivare a una maggiore consapevolezza del ruolo dell’agricoltore in un ambiente montano. Insieme a Slow Food si lavora all’avvio di un nuovo Presidio per la tutela delle antiche varietà di patate alpine tramandate dalle comunità Walser (le Walser Kartoffeln).
Per quanto riguarda la distribuzione e il mercato dei prodotti, l’idea è strutturare una rete di supporto della produzione, seguendo l’esempio delle Csa (Community Supported Agriculture).
All’inizio dell’anno è nata una piccola rete d’impresa, «anzitutto un gruppo di amici», specifica Federico: «una comunità di persone diverse, ma accomunate da una visione e una passione comuni». Sono sei aziende produttrici più un negozio di alimentari vecchio stile, dove si trova di tutto, dal formaggio alla lametta da barba. Un angolo della bottega è dedicato ai prodotti delle sei aziende, la maggior parte delle quali rifornisce frutta e ortaggi, mentre un paio fanno anche trasformati (pane, biscotti, miele e conserve).
«Abbiamo un grande orto, vendiamo i prodotti direttamente in campo e abbiamo avviato un punto vendita che apre due giorni alla settimana. Uno spazio che condividiamo con altre attività imprenditoriali. L’obiettivo è creare un gruppo coeso che prenda coscienza anzitutto di cosa fa e di come agisce per poter davvero garantire un cibo buono, pulito e giusto» racconta Federico.
L’importanza del Samstag märt
Nel 2019 è partito il Samstag märt, “il mercato del sabato” nell’idioma titsch della comunità Walser di Gressoney. Il mercato è uno dei 12 progetti approvati nel 2019 dal Gal Valle d’Aosta e finanziati dal Programma di Sviluppo Rurale. Con i fondi i giovani della Valle del Lys hanno potuto realizzare una grafica comune per il progetto, occupandosi del packaging e della cartellonistica.
Il Samstag märt è l’appuntamento settimanale per la comunità locale, ma non solo. «Vivere il territorio vuol dire anche avere una parte attiva nella fruizione del mondo rurale circostante, per questo il mercato rappresenta un crocevia importante in queste vallate: perché diventa il punto d’incontro tra il consumatore e il produttore e offre un’esperienza agroalimentare e gastronomica più autentica ai visitatori» afferma Federico.
Ci sono due modi per sostenere le Comunità del cambiamento:
- per i cittadini: donazione del 5xmille alla Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus (CF 94105130481)
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