John Kiwagalo, referente di Slow Food Uganda, ed Emanuele Dughera, referente della Slow Food Coffee Coalition ci raccontano la loro escursione nelle piantagioni di caffè della Comunità Slow Food Mt. Elgon Nyasaland Coffee, in occasione della quarta edizione del Coffee Festival tenutosi lo scorso maggio. Il Festival si è rivelato ancora una volta un’occasione unica per celebrare la cultura del caffè, ugandese e non solo, e promuovere la sostenibilità e l’equità nella sua produzione.
Caffè è una delle parole più usate al mondo, infarcita di leggere variazioni semantiche a seconda delle lingue e delle culture (café, kaffee, kopi, caffé, kafei, kohi, ecc.). Alcune lingue, però, usano parole diverse per sottolineare il loro rapporto socioculturale con questa bevanda: in Etiopia, ad esempio il termine amarico Buna si riferisce sia al caffè che alla sua cerimonia.
In Uganda, il caffè viene chiamato Mwanyi o Emwany. Particolarità: non si beve, si mangia – un modo tradizionale di consumare il caffè chiamato Emwanyi Z’empogola. Si raccolgono le ciliegie mature e si avvolgono in foglie di banano e si cuociono a vapore. Si può mangiare tutto o anche solo i semi cotti: sono uno spuntino facile da trovare nei mercati locali e un’ottima fonte di energia.
Lo sa bene la Comunità Slow Food Mt. Elgon Nyasaland Coffee, nata nel 2015 nella Miale Cell di Mbale, nel rione di Mooni, alle pendici del Monte Elgon, ed entrata a far parte della Coffee Coalition nel 2021 (precedentemente un Presìdio internazionale). Composta da 40 agricoltori che coltivano il caffè del Nyasaland in un sistema di agricoltura mista, a un’altitudine compresa tra i 1.260 e i 1.550 metri, la Comunità valorizza la varietà di caffè del Nyasaland, cercando di migliorare la qualità del caffè attraverso una corretta gestione post-raccolta e promuovendolo sul mercato locale.
La Comunità Slow Food Mt. Elgon Nyasaland
Jawaali Waniaye è un coltivatore di caffè Arabica Nyasaland e membro della Comunità. Siamo stati nella sua piantagione in occasione della quarta edizione del Coffee Festival, tenutosi lo scorso maggio in Uganda. Durante un’escursione ci ha mostrato con orgoglio come protegge l’ecosistema montano e la sua biodiversità locale e ci ha spiegato come le piante di caffè crescano all’ombra di alti alberi di banano, mango, jackfruit, diversi tipi di patate dolci rampicanti e altro ancora. Il terreno è ricoperto di legumi, zenzero per respingere gli insetti: una biodiversità vastissima in un sistema agroforestale altrettanto vasto.
“Ho lavorato a lungo con Slow Food Uganda – ci racconta Jawaali – e ora sono membro della Coffee Coalition. E’ fondamentale per noi, pochè promuove un caffè buono, pulito e giusto per tutti…e non è per nulla scontato. L’approccio agroecologico della Coalizione soddisfa tutti i nostri valori. In particolare, equo significa ricevere una giusta remunerazione, ma anche avere cibo aggiuntivo per il consumo personale e familiare grazie a un approccio agroecologico alla coltivazione della terra, mentre buono si riferisce alla dimensione dei chicchi di caffè (rispetto al sistema di classificazione dell’Uganda relativo alla dimensione, alla forma e alla densità del chicco), che deriva dal modo in cui la terra viene coltivata.
Unire le comunità e collaborare per un caffè sostenibile: il Coffe Festival 2023 un’opportunità di crescita
Il 12 maggio 2023, Slow Food Uganda ha organizzato la quarta edizione del Coffee Festival per promuovere l’identità del caffè coltivato in un sistema agroforestale. L’evento, che si è tenuto presso Ssaza Kyaggwe nel distretto di Mukono, in Uganda, ha attirato più di 500 persone provenienti da ogni regione del Paese, tutte riunite per rafforzare la rete della catena di valore agroforestale del caffè. Il festival ha fornito un’opportunità unica di confronto sia a livello locale che internazionale. Tra i partecipanti c’erano produttori, cooperative, commercianti, torrefattori, baristi, Comunità Slow Food e organizzazioni non governative, oltre a partner dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, della Coalizione Slow Food per il caffè, del Regno di Buganda e di Jungle Lodges.
Uno dei principali temi di discussione è stato come rimuovere le barriere comunitarie che impediscono l’accesso alle pratiche agroforestali sostenibili nella filiera del caffè. Ciò si collegava all’obiettivo del Festival: non solo sensibilizzare l’opinione pubblica sulle pratiche agroforestali sostenibili nella filiera, ma anche responsabilizzare le comunità offrendo loro l’opportunità di imparare, confrontarsi con altri operatori del settore, condividere le loro esperienze e promuovere prodotti e pratiche.
Attraverso esposizioni di caffè, conferenze, laboratori didattici e degustazioni, l’evento ha fornito una piattaforma per unire tutti gli attori della filiera, scambiare idee su come raggiungere la sostenibilità e creare nuove opportunità economiche. I produttori hanno avuto accesso a risorse preziose come le informazioni di mercato, che consentono loro di prendere decisioni più consapevoli in fase di vendita e investimento nella filiera. Inoltre, ha permesso ai partecipanti provenienti da diverse parti dell’Uganda di condividere le proprie esperienze, facilitando così la collaborazione tra le varie organizzazioni coinvolte nella promozione della sostenibilità attraverso questi sistemi.
Hanno partecipato infine alcuni relatori di spicco, tra cui: Edward Mukiibi, presidente di Slow Food e direttore esecutivo di Slow Food Uganda; Kato David, Ssekiboobo (capo di contea), Ssaza Kyaggwe, regno di Buganda; la dott.ssa Kiwuka Catherine, responsabile del Centro Risorse Genetiche Vegetali (PGRC); la dott.ssa Karem Del Castillo Velàzquez, responsabile della gestione dei rischi climatici. Karem Del Castillo Velàzquez, specialista in gestione dei rischi climatici presso la Divisione forestale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), e Rikiya Konishi, funzionario forestale presso la FAO.
“Questo momento di condivisione ha messo in evidenza l’importanza della collaborazione con i produttori”, ha commentato Karem Del Castillo Velàzquez, specialista in rischi climatici della FAO. “Sono entusiasta degli sforzi che questi agricoltori stanno compiendo e di come si spingono oltre, non solo in termini di produzione, ma anche nella ricerca delle conoscenze che sono alla base di ciò che fanno”.
Oltre a poter degustare un’ampia varietà di miscele artigianali e tostature monorigine, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di prendere parte a una serie di workshop e conferenze coinvolgenti e informative. Tra i temi trattati la Coalizione Slow Food del caffè, l’economia circolare, il modello Jungle applicabile alla catena del valore del caffè (a cura di Costantino Tessarin, amministratore delegato di Destination Jungle e presidente dell’Associazione per la Conservazione della Foresta di Bugoma) e molto altro.
Di fondamentale utilità la conferenza di Stephan Katongole, dalla comunità Slow Food Kanoni coffee producers of Ssembabule, che ha messo in evidenza il tipo di supporto di cui hanno bisogno i coltivatori per ottenere la qualità ideale del caffè, proteggendo al contempo l’ambiente, esaminando le tecniche di preparazione del caffè, le pratiche agricole sostenibili e le ultime tendenze dell’innovazione nel settore del caffè.
Gli espositori del festival hanno presentato le loro miscele di caffè uniche, attrezzature innovative per la preparazione del caffè e prodotti alimentari artigianali e freschi di stagione. I visitatori hanno anche avuto la possibilità di conoscere le pratiche agricole sostenibili e le questioni di responsabilità sociale legate alla produzione del caffè, nonché di acquistare prodotti e accessori legati al caffè e di entrare in contatto con una vasta gamma di espositori, tra cui piccoli coltivatori di caffè delle Comunità Slow Food, trasformatori e distributori locali di caffè e torrefattori provenienti da diverse regioni dell’Uganda e da altri Paesi della rete. All’evento hanno partecipato anche due torrefattori della rete internazionale della Coffee Coalition: Erminia Nordari di Critical Coffee (Lombardia, Italia) e Oliviero Alotto di Ialty (Piemonte, Italia).
“La cosa che mi ha colpito di più qui è che il caffè è percepito più come un prodotto agricolo che come una bevanda”, ha osservato Oliviero Alotto. “Questo è ciò che dobbiamo portare ai nostri consumatori ogni giorno: il caffè come pianta. Qui l’attaccamento alla terra e al suolo è profondo; e solo un suolo ricco e una buona terra fanno crescere un ottimo caffè”.
Al festival sono state esposte molte varietà di caffè, tra cui il caffè Kisansa Robusta del Presidio del caffè Kisansa di Luwero, il caffè Nyasaland Arabica del Presidio del caffè Nyasaland del Monte Elgon, il caffè Liberica della Comunità Slow Food dei produttori di caffè di Ntanzi e il caffè lavorato della Cooperativa Bugisu Arabica, dei trasformatori del caffè Kikobero, della Comunità alimentare Budetu e del caffè Kawa.
“Questo viaggio in Uganda ha rafforzato la mia convinzione che sia necessario instaurare relazioni sempre più forti tra i torrefattori e le comunità locali”, riflette Erminia Nodari. “Solo ascoltando, comprendendo e condividendo le conoscenze possiamo superare le distanze e gli ostacoli che ancora relegano il caffè tra le commodities, impedendo quella crescita di qualità e valore che porta all’esclusione dei coltivatori”.
“È fondamentale coltivare relazioni dirette con i torrefattori, intraprendere un percorso di educazione al gusto e condividere le nostre conoscenze sulla fermentazione, la tostatura e la preparazione delle bevande per garantire che vengano intraprese buone pratiche agricole. Questo non è solo un vantaggio in termini di tutela dell’ambiente, ma influisce anche sulla qualità sensoriale del caffè, apportando una serie di benefici sia al valore del caffè che alla qualità della vita dei coltivatori.”
Facciamo parte di una comunità globale che lavora per un obiettivo comune: proteggere le risorse del pianeta e garantire alle persone i mezzi per sostenersi economicamente. Ecco il messaggio lasciato dalla quarta edizione del Coffee Festival in Uganda. Insieme possiamo creare una sinergia che porta a risultati migliori di quelli che ogni singolo individuo sarebbe in grado di raggiungere da solo.
Di John Kiwagalo ed Emanuele Dughera
L’edizione 2023 dello Slow Food Coffee Festival è stata organizzata nell’ambito del progetto FAO/Uganda e Malawi “Enhancing community resilience to climate change in mountain watersheds (GCP/GLO/042/JPN)”, finanziato dal Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Pesca del Giappone. Il progetto mira a migliorare la resilienza delle popolazioni locali ai disastri naturali rafforzando le capacità delle istituzioni e delle comunità sull’approccio alla gestione dei bacini idrografici basato sul rischio per la gestione delle foreste e dell’uso del territorio.