Questo non è un cuoco #1. Quando intorno alla cucina di un’osteria nasce una comunità

Con Alessandra e Roberto de La Campanara cominciamo a raccontare l’eco cucina dell’Alleanza Slow Food dei cuochi.

A chi non crede che i sogni possano diventare realtà, l’invito è di andare a visitare l’osteria (e oggi anche locanda) La Campanara, a Pianetto di Galeata (Fc), in Romagna.

Qui il risultato di quel sogno ha superato l’immaginazione. Perché La Campanara non è un solo una meravigliosa osteria e locanda, ma è l’epicentro di una comunità che vive e cresce tra le mura di una piccola costruzione in sasso, l’antica canonica del paese, nella corte interna della chiesa cinquecentesca di Santa Maria dei Miracoli.

A realizzare questo sogno sono Alessandra Bazzocchi e Roberto Casamenti, che smettono i panni di insegnante (lei) e geometra (lui) per scegliere una vita altra: lavorare per il proprio territorio, catalizzatori di una comunità che cresce e si rafforza insieme a loro. Ed è da loro che vogliamo cominciare oggi a raccontare il nuovo corso dell’Alleanza Slow Food dei cuochi, in Italia e all’estero, con un piccolo gioco di parole e immagini che vuole anche essere una provocazione. Questo non è un cuoco: è comunità, territorio, tradizione, biodiversità, educazione… Li conosceremo tutti, uno a uno, in questo lungo viaggio che ci porterà in tutte le regioni italiane e nei Paesi in cui la rete sta piantando radici sempre più solide.

Ma adesso andiamo a Pianetto!

Abbiamo raccontato la storia di Alessandra e Roberto qui in occasione del compleanno di Slow Food Italia (leggetela se siete curiosi di capire da dove è iniziato il sogno).

Oggi vogliamo raccontarvi dove sono arrivati e come stanno affrontando questi tempi difficili: «Li stiamo vivendo con molta serenità: questo virus ci ha insegnato che non siamo i padroni del mondo, che non esistono certezze e dobbiamo vivere giorno per giorno. E ci conferma che il nostro obiettivo non è fatturare sempre di più per avere un’auto più grande, ma stare bene e generare benessere per il luogo che ci ospita» mi racconta Roberto. «Noi abbiamo un bel riscontro, i nostri clienti ci vogliono bene e cercano di aiutarci come possono». Ed è davvero un piacere raccontarne la storia.

Immaginate di essere immersi in un paesaggio magico, ai piedi del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi: «Noi ci sentiamo ambasciatori del territorio, in prima linea, una sorta di agenzia di viaggio. Da sempre scriviamo nel menù chi ci ha fornito ogni singolo ingrediente. Abbiamo fatto di Pianetto una tappa per il turismo enogastronomico, siamo fieri di poter affermare che le persone vengono per noi e poi tornano per il paesaggio, per lo spettacolo delle nostre foreste e montagne» racconta Roberto. «Quest’anno poi, visto che non si poteva viaggiare, c’è stata la riscoperta dei piccoli borghi italiani e ora possiamo dire che si è formato un bel turismo, innamorato della natura e della biodiversità agroalimentare che questa regione ospita».

osteria La Campanara

La Campanara: oltre l’osteria, la comunità

Pianetto è una frazione di 70 persone, tra cui 14 donne over 90. Vedove che, come ci racconta divertito Roberto, hanno dato vita a un bel movimento proprio intorno a La Campanara: «Davanti al nostro locale, c’era un circolo, la Lega delle cooperative, dove veniva cotto il tortello alla lastra, una sfoglia senza uova con ripieno di zucca e patate. Il risultato erano tortelloni dieci per dieci cotti sulla pietra di ardesia e consumati la domenica a merenda, quando si cenava un po’ prima per poi dare il via alle danze, fare festa tutti insieme. Abbiamo comprato questo locale per dargli nuova vita. Il nostro sogno era farne un laboratorio gastronomico in cui poter trasformare i prodotti dei nostri fornitori, mettere in piedi una bottega alimentare nel borgo e creare così uno sbocco a chi non trova altra strada per il mercato globale. E poi, ovviamente, riprendere la tradizione del tortello alla lastra».osteria La Campanara

Di mezzo però ci si è messo il Covid-19: «A fianco al laboratorio c’è una stanza che abbiamo volentieri messo a disposizione della Pro loco come luogo di aggregazione per gli abitanti di Pianetto». Così è stato: «Qui il presidente della Pro loco raccoglie le necessità delle persone più anziane che magari hanno i figli in città. Cerchiamo di garantire una sicurezza, un punto di riferimento. Per poter pagare lo stipendio a uno dei nostri ragazzi, quest’estate abbiamo sospeso il progetto bottega, momentaneamente trasformato in un bar. Ed è qui che ogni sera abbiamo vissuto la movida delle novantenni che venivano tutte agghindate a bere un te o un caffè d’orzo, e a fare due chiacchiere in compagnia».

Naturalmente il progetto della bottega è ancora in essere: «Vogliamo rafforzare la rete di produttori che riforniscono la bottega e l’osteria. Dare loro un nuovo sbocco per i prodotti, perché da solo il ristorante non riesce ad assorbire tutta la produzione locale, essere d’esempio e far crescere anche in altri produttori la voglia di rendersi liberi dalle grandi logiche distributive».

La soddisfazione più grande

Se il sogno per il futuro è proprio quello di creare questa comunità di produttori che ruota intorno alla bottega c’è un aspetto del loro lavoro di cui Alessandra e Roberto vanno parecchio fieri: «Ci riempie d’orgoglio vedere i bambini felici, che gioiscono alla nostra tavola. Sappiamo che proprio i più piccoli sono vittime dell’omologazione dei sapori, e su questo ci sentiamo in prima linea. Alessandra era un’insegnante di scuola e ora continua a insegnare con il suo mestiere in cucina, io ho deciso di mettere l’educazione tra i miei valori centrali. E poi, naturalmente, chi ci riempie più di orgoglio e soddisfazione sono i ragazzi che lavorano con noi, una squadra meravigliosa. Per noi è tutto!».

Michela Marchi,
m.marchi@slowfood.it

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