Quando si parla delle razze bovine italiane, probabilmente si pensa che la loro origine si perda nella notte dei tempi. In realtà, la maggior parte di queste razze nasce attorno alla metà del XIX secolo. È in quegli anni infatti che, in seguito all’introduzione di ceppi genetici provenienti da altri Paesi e agli incroci con quelli autoctoni, si ottengono le razze che tutti conosciamo: la Chianina, la Piemontese, la Romagnola, eccetera. Ed è anche in quel periodo che si delinea la grande divisione zootecnica del nostro Paese: il Nord Italia privilegia lo sviluppo di bovini da latte e da carne, il Sud conserva razze dalla spiccata attitudine al lavoro e, in subordine, da carne. Le ragioni di questa divisione sono intuitive: là dove esistono produzioni foraggiere abbondanti e dove la meccanizzazione dell’agricoltura è più spinta, l’allevamento bovino si specializza nell’utilizzazione casearia e da carne. Al sud invece, dove l’arretratezza dello sviluppo agricolo e le condizioni climatiche e di alimentazione sono particolarmente difficili, la Podolica costituisce una risorsa importante come forza lavoro, grazie alle sue caratteristiche di rusticità, frugalità e resistenza. Animali che discendono direttamente dal Bos primigenius o Uro, di certa origine asiatica, arrivato nel nostro Paese probabilmente in due ondate: la prima al seguito della migrazione indoeuropea proveniente dall’Asia centro-occidentale, la seconda con le invasioni barbariche del tardo impero romano. Di sicuro già dal V sec. d.C. questo tipo genetico era diffuso in tutta la Penisola, dall’Istria alla punta della Calabria, ma si affermò soprattutto in Puglia e, in particolare, sul Gargano, assumendo anche il nome di bovino "Pugliese".
Se la straordinaria adattabilità della razza Podolica, la sua resistenza alle malattie e la sua rusticità ne favoriscono inizialmente la capillare diffusione su tutto il territorio, proprio le sue caratteristiche poco "moderne" (scarsa attitudine alla stabulazione, produzione di latte minima, carni sapide ma tendenzialmente fibrose e dure) ne stanno provocando la vistosa riduzione.
Oggi è presente soltanto nelle regioni meridionali (Campania, Calabria, Basilicata e Puglia), largamente meticciata.
Stagionalità
Carni e formaggi reperibili tutto l'anno
Torna all'archivio >Carni difficili per il consumatore moderno, perché non riconducibili ai canoni estetici comuni: il grasso è giallo (perché gli animali brucano erbe ricche di carotene, sostanza assente nei mangimi e negli insilati); la consistenza è più fibrosa; il gusto è più intenso e caratterizzato. È una carne che richiede dunque una frollatura adeguata, una procedura che il mercato delle carni bovine da animali giovani o sanati ha di fatto cancellato. Sarà dunque un macellaio esperto a dover regolare i tempi di affinamento e a suggerire i tagli adeguati alle cotture.
Area di produzione
Promontorio del Gargano (provincia di Foggia)
Presidio sostenuto da
Parco Nazionale del Gargano
Giuseppe Bramante
Corso Umberto I, 44
San Giovanni Rotondo (Fg)
Tel. 368 3800207
giuseppebramante@tiscali.it
www.masseriapaglicci.it
Giuseppe Gaggiano
Contrada Lama
Rignano Garganico (Fg)
Tel. 339 5888122
giuseppe697@yahoo.it
Virginio Frumenzio
Via Luigi Allegato, 32
Sannicandro Garganico (Fg)
Tel. 329 4459800
frumenziovirgi@hotmail.it
Masseria U Sculer
di Michele Totaro
Loc. Gambadoro
Vico del Gargano (Fg)
Tel. 327 9580345
masseriausculer@gmail.com
Le carni degli allevatori del Presidio sono commercializzate dalla macelleria:
Casa Sabatino
di Michele Sabatino
Via Roma, 50
Apricena (Fg)
Tel. 347 1078759
casasabatino@tiscali.it
Giuseppe Bramante
Tel. 368 3800207
giuseppebramante@tiscali.it
Responsabile Slow Food del Presidio
Giuseppe Placentino
Tel. 339 8839888
peppinoplacentino@alice.it
www.foodscovery.it/seller/selezione-sabatino_409.html