Nell’area municipale di Greater Giyani, dichiarata “Natural Heritage Site” per la ricchezza del suo ecosistema, esiste una fonte di acqua termale dalla quale le comunità indigene tsonga – secondo una tradizione ancestrale – estraggono un sale considerato sacro.
Baleni è il nome della fonte e di una piccola palude ovale, a un centinaio di metri dal fiume Klein Letaba, e per estensione, anche della zona circostante. Attorno alla fonte sacra, si irradia la savana e proliferano le acacie (in lingua locale knob thorn) e l’albero del mopane (Colophospermum mopane) detto anche albero farfalla, per via della forma delle sue foglie. A pochi chilometri dalla fonte vivono le raccoglitrici del sale, circa trenta donne riunite nell’associazione Baleni Salt Project.
La raccolta del sale avviene nei mesi invernali, perché durante l’estate le piogge ingrossano il Letaba e il suo flusso è troppo irruento. La terra che ribolle, l’odore di zolfo e l’acqua calda e mineralizzata che sgorga dalla sorgente caratterizzano questo luogo sacro sin dall’Età del Ferro. Regole millenarie e imperscrutabili si ripetono a ogni estrazione. Solo le donne hanno accesso al luogo e tutte le loro mosse (ogni singolo passo e movimento) sono governati da una lingua segreta, indecifrabile ai più. Un rito che si compie nella stessa maniera da 2000 anni.
Durante l’inverno il livello dell’acqua nella palude si abbassa e sulla sponda appena scoperta si forma una crosta bianca di sale misto a terra. Le donne raccolgono questa crosta e la mescolano con la sabbia del fiume per ammorbidirne la consistenza. Nel frattempo, costruiscono una vasca (di legno, terra e fango) provvista di un foro (che viene riempito di sterpaglie ed erbacce). A questo punto collocano il sale misto alla sabbia nella vasca e la riempiono con acqua di fiume. Le erbacce stipate nel foro trattengono la sabbia e lasciano filtrare solo l’acqua salata, che viene raccolta in un recipiente e fatta bollire sul fuoco fino a quando non raggiunge una consistenza simile al porridge. In questa fase è importante una supervisione costante, perché se il sale brucia, è completamente rovinato. Al termine tolgono la pentola dal fuoco e la lasciano raffreddare. Infine, modellano a mano il sale umido in forma di cono e lo fanno asciugare al sole.
Il prodotto finale ha un alto contenuto di minerali ed è molto apprezzato per il suo sapore. In passato era destinato al consumo familiare, al commercio con i vicini, oppure ai guaritori.
È fondamentale far conoscere nella regione del Limpopo e in tutto il Sudafrica un prodotto che è diretta espressione di un luogo tanto spettacolare quanto importante per la biodiversità indigena. La maggiore conoscenza potrà aiutare a commercializzare meglio il sale e a preservare ancora a lungo le profonde tradizioni che lo contraddistinguono.
Area di produzione
Baleni, aerea di Greater Giyani, Limpopo, Sudafrica
Partner tecnico
African Ivory Route