Fin dove si spinge lo sguardo, un mare metallico copre e riscopre banchi sabbiosi che si intravedono appena. È il Waddensee, in neerlandese, “spiaggia morta” o “piano mesolitorale”, cioè quella parte di costa detta “interditale” periodicamente sommersa dalle maree. Dalle coste meridionali della Danimarca fino all’Olanda, il Waddensee è un fitto intreccio di canali di marea, strisce sabbiose, fondi melmosi e acquitrini salati, tra la terra e il mare, bordato di isolette che emergono dalle acque del mare del Nord sotto forma di lunghi litorali sabbiosi.
Quelle che oggi appaiono come isole erano un tempo dune che sorgevano lungo la costa. Tra il X e il XIV secolo l’azione congiunta di forti venti e di una combinazione di elementi ha fatto avanzare la linea del mare su circa 450 chilometri di litorale. L’acqua ha ricoperto superfici enormi di terreno torboso, formando un mare interno che si estende oggi per oltre 10.000 chilometri quadrati.
La forza degli elementi naturali non è però il solo fattore ad aver modificato e ridisegnato le coste del Waddensee: l’iniziativa dell’uomo le ha dotate di un sistema di dighe che hanno consentito di strappare nuovamente una parte della terra al mare. Queste dighe fanno da confine tra il Waddensee e la terraferma, ma dividono anche la terra dalle acque dolci del lago di Yssel, nei Paesi Bassi, dove sfocia un affluente del Reno.
In questo ambiente unico al mondo, 35 pescatori artigianali, sono gli ultimi a servirsi di attrezzature da pesca fisse e non mobili, vale a dire di attrezzature che vengono ancorate in punti determinati.
Le arti o attrezzature fisse (per esempio nasse, palamiti, reti) si possono paragonare a una sorta di trappola: la loro efficacia varia a seconda dei punti di ancoraggio (spesso bastano pochi metri per fare la differenza) e dipende da una conoscenza estremamente sottile dell’ambiente e dei fondali marini.
Ogni pescatore è specializzato in una o più di queste tecniche e lavora su un numero limitato di specie marine. Si pescano il cefalo, il branzino, la spigola, lo sperlano (che in questa zona profuma di cetriolo), il “bot” (una sorta di ippolosso), i granchi e le cozze. In passato molti pescatori ricercavano l’anguilla, che oggi è però scomparsa da queste acque, probabilmente per effetto delle dighe, che hanno modificato il tasso di salinità. Uno dei pescatori si occupa inoltre da più di quarant’anni dell’affumicatura del pesce e delle anguille.
Area di produzione: Waddensee e coste settentrionali delle isole Wadden, dalla costa nord-occidentale dell’Olanda fino ai confini con la Germania
Partner tecnico: Ecotrust
Affumicatore
Hans Kay
Café
Proeflokaal 'tAiland
Haven 49A
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