Il peperone di Voghera ha forma cubica e quattro coste, a volte tre. A piena maturazione, il colore è giallo, quasi arancione, ma è ottimo già qualche giorno prima, quando è verde chiaro. La buccia è sottile e la polpa è carnosa, consistente, poco acquosa, di sapore dolce e delicato, anche se può avere note piccanti. In cucina è molto versatile: si mangia crudo oppure si usa per preparare risotti, peperonate, sottoli, sottaceti e ricette dolci.
Dal 1920 al 1950 era molto diffuso a Voghera ed era commercializzato addirittura sui mercati internazionali. Poi la sua coltivazione si è drasticamente ridotta a causa di una malattia della pianta e dell’introduzione di varietà più produttive e più adatte alla grande distribuzione, e solo pochi appassionati ne hanno custodito la semente.
Il recupero del peperone di Voghera è iniziato nel 2006 grazie a un gruppo di produttori, alla Condotta Slow Food Oltrepò Pavese, all’Istituto tecnico agrario Carlo Gallini di Voghera, all’Istituto di patologia vegetale dell’Università di Milano e al Centro Ricerca Agraria (CRA) di Montanaso Lombardo. Nel 2008 è nata l’Associazione di tutela e valorizzazione del Peperone di Voghera (PepeVo). Le aziende che vi aderiscono sono perlopiù gestite da giovani agricoltori virtuosi e seguono un disciplinare di produzione molto rigoroso. Il Presidio è nato per recuperare la memoria di questo prodotto tradizionale identitario per la loro comunità e per stimolare la curiosità dei più giovani e della ristorazione, affinché la sua coltivazione sia preservata anche in futuro.
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