Farina, zucchero e uova. Non serve altro per fare i giglietti, biscotti dagli ingredienti semplici che affondano le loro origini nella storia. I giglietti sono infatti legati alle sorti della nobilità romana, in particolare a quelle della famiglia Barberini, signori di Palestrina (Lazio).
Casata influente, i Barberini vantano tra i discendenti un Papa, Urbano VIII che, durante il suo pontificato, decide di acquistare la cittadina di Palestrina dai principi Colonna e trasformarla in sede nobiliare della famiglia. Esiliati a Parigi alla corte di Luigi XIV (perché accusati di malgoverno), i Barberini conoscono qui i giglietti, biscotti a forma di giglio, simbolo della dinastia francese dei Borbone. Una volta tornati a Palestrina, i pasticceri di corte iniziano a replicarli, sostituendo però il giglio con le api, simbolo sullo stemma di famiglia. Le api però non hanno successo e, così, i biscotti tornano alla loro originaria forma di giglio, tramandata fino ai giorni nostri.
Nonostante la semplicità degli ingredienti e la breve cottura, la lavorazione del giglietto richiede una manualità particolare, tramandata da poche famiglie. Un prodotto ricco di storia e poco conosciuto al di fuori dal contesto locale, che rischia di scomparire per la difficoltà della tecnica.
Stagionalità
il giglietto è disponibile tutto l’anno.
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