La gallina islandese è arrivata sulle coste dell’Islanda nel IX secolo, quando alcuni gruppi di coloni salpati dalle coste dell’Irlanda e della Norvegia per attraversare l’Oceano Atlantico si sono stabiliti sull‘isola. Il nome islandese di questo animale, Landnámshæna, significa infatti letteralmente "gallina dei coloni".
La Landnámshæna è diventata ben presto fonte di sostentamento per i nuovi arrivati, diffondendosi in tutto il paese e rimanendo per secoli l‘unica razza avicola allevata sull’isola. A partire dalla metà degli anni ’70, con l‘avvento dell‘allevamento industriale, ha però cominciato a essere sostituita da razze importate più produttive. Oggi sopravvive in piccoli allevamenti all‘aperto: alcuni si trovano nei pressi dei fiordi, altri nelle grandi pianure alluvionali che si estendono a sud e a ovest; altri ancora nelle valli situate a nord e ad est del Paese.
Essendo una razza millenaria, la gallina islandese dei coloni è stata in grado di adattarsi a un ambiente piuttosto ostile e di sviluppare le sue caratteristiche indipendentemente dall‘intervento dell‘uomo. Ecco perché, a differenza di quanto accade con le specie selezionate, questa razza si caratterizza per una grande variabilità, sia di aspetto che di patrimonio genetico. La Landnámshæna è un uccello di medie dimensioni e ha un piumaggio che può avere uno straordinario spettro di colori e sfumature. Spesso maculata, con colletti o frange, la gallina islandese è curiosa e indipendente, con un forte istinto materno. Due caratteristiche fisiche (zampe piumate e barba) se presenti, sono considerate un difetto, perché si tratta del frutto di incroci recenti.
La Landnámshæna è per lo più allevata all‘aperto: quando il clima lo consente, le galline stanno al pascolo e si nutrono degli insetti reperiti nei dintorni. Da ottobre a maggio, le forti piogge, la neve e il gelo possono impedire agli animali di procacciarsi tutto il cibo necessario da soli: in questi periodi, l‘alimentazione è integrata con legumi freschi e cereali come orzo, frumento e mais. Se il raccolto di cereali è insufficiente, gli allevatori sono costretti ad aggiungere alla razione una parte di mangime biologico.
La gallina islandese dei coloni si alleva principalmente per le uova, prodotte con rese inferiori rispetto agli ibridi industriali importati, ma di buona qualità e con un elevato contenuto proteico. La carne è invece considerata un prodotto secondario. Storicamente, le piume erano anche utilizzate per imbottire piumini e cuscini, o usate per realizzare penne a inchiostro.
Al fine di preservare la popolazione autoctona che ancora sopravvive, l'Agricultural Research Institute e, dal 2003, anche l'Islandic Chicken Owners and Breeders Association o ERL (Eigenda - og ræktendafélag landnámshænsna) portano avanti un importante lavoro di raccolta degli esemplari, studiandone le caratteristiche genetiche e spingendo gli allevatori custodi a continuare. La ERL promuove anche attività di formazione per gli allevatori, organizzando esposizioni e curando una pubblicazione annuale specializzata.
Il Presidio riunisce alcuni membri dell'associazione ERL, che si impegnano a rispettare un disciplinare di produzione ancora più severo di quello dell'associazione stessa: tra le altre prescrizioni, il disciplinare del Presidio prevede il pascolo all’aperto e un’alimentazione naturale a base di granaglie e leguminose, vieta l'uso di OGM e promuove il pieno rispetto del benessere animale.
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Islanda
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