Conosciute da sempre, un tempo, le fave erano molto diffuse a Ustica: di dimensioni medie e molto tenere, rappresentavano un cibo cardine nella cucina usticese ed erano anche un alimento importante per la zootecnica dell’isola, oggi pressoché scomparsa. I contadini più anziani hanno conservato i semi fino a oggi. La coltivazione è manuale: le fave si seminano a novembre, dicembre, dopo un paio di arature. Nei solchi realizzati con un aratro trainato dall’asino, si dispongono due semi ogni 30-40 cm circa. Non si usano né concimi, né erbicidi. Nel mese di maggio, quando le piante cominciano a seccare, inizia la raccolta: si estirpano la piante o si sfalciano, creando caratteristici covoni che sono lasciati ad asciugare. Dopo alcuni giorni, si separano le fave dalla paglia, grazie al vento dell’isola. La tecnica tradizionale è più adatta a questa varietà di fave: per via della dimensione, con altri metodi si rischierebbe di rompere i legumi.
Cibo povero per eccellenza, le fave sono spesso consumate verdi, nel periodo tra marzo e maggio, sia crude sia cotte, cucinate nella frittedda con il finocchietto selvatico. La preparazione contadina più tipica è il macco di fave, che si prepara con le fave secche e si insaporisce con germogli di finocchietto selvatico. Il macco può essere consumato tal quale o con la pasta.
Stagionalità
La fava verde si trova da marzo a maggio, le fave secche tutto l'anno.
Area di produzione
Tutto il territorio dell'isola di Ustica.
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