Dalle interviste fatte agli anziani e dai libri di storia di San Quirino, un piccolo centro del Pordenonese, è emerso che già all’inizio dell’800, in questo territorio si coltivavano fagioli, lenticchie e fave. Il valore economico dei fagioli di San Quirino, a quel tempo, era sorprendentemente alto: al mercato di Pordenone il prezzo superava quello dell’avena e dello stesso granoturco.
Il fagiolo di San Quirino appartiene alla specie Phaseolus vulgaris.
Si tratta di fagioli dalla forma allungata, di colore marrone chiaro con un occhietto bianco e un’iride marrone scuro. Si raccolgono tradizionalmente a mano, estirpando le piante (nane e coltivate in fila), lasciandole essiccare e poi battendole con bastoni di legno per far uscire i semi dal baccello. I fagioli si lasciano poi asciugare al sole per qualche giorno e si conservano in sacchi di juta.
A cottura ultimata, hanno una buccia sottilissima, praticamente inesistente, mentre la polpa rimane compatta e molto fine. Queste caratteristiche li rendono unici. Sono ottimi ingredienti per zuppe e minestre, come la pasta e fagioli alla friulana e la tipica fasoi e frumenton, che si prepara mettendo in ammollo fagioli e grano e cuocendoli per circa due ore con lardo battuto, prezzemolo, olio, patate, sale e pepe.
Stagionalità
Il fagiolo di San Quirino si raccoglie a luglio, essiccato è disponibile tutto l'anno
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