Il nome rimanda alla bevanda più globalizzata al mondo, ma ha ben poco a che fare con questa. La cola è un frutto, della stessa famiglia del cacao, le
Malvaceae, ed è nativa delle foreste tropicali dell’Africa occidentale, in particolare di Sierra Leone e Liberia, paesi in cui si trova ancora allo stato selvatico. Esistono circa 140 specie di cola, ma le più consumate in Africa sono due: la Cola acuminata (detta anche piccola cola o cola bitter, selvatica) e la Cola nitida (detta anche grande cola o noce di cola, coltivata).
L’acuminata è marrone, la nitida invece può essere di diversi colori: dal giallo al rosa, fino al rosso (quando è fresca) e dal marrone al rosso scuro (quando è essiccata). Contiene caffeina, colatina, teobromina e tannino.
Questi elementi, da secoli, associano il frutto a diverse sfere della vita quotidiana e a significati simbolici importanti: dalle pratiche religiose alla sfera sessuale e alle relazioni sociali.
In Sierra Leone, la cola è consumata durante riti e cerimonie, per dare il benvenuto agli invitati, come simbolo di amicizia, per siglare un’intesa o la riconciliazione tra due parti. In occasione del ramadan, i produttori preparano una sorta di ginger ale con acqua, zenzero, cola, peperoncino e, talvolta, zucchero. Per questa bevanda si usa la cola bianca, perché – curiosamente – il suo succo è più colorato (rosso) di quello delle altre noci.
La cola è ingrediente della farmacopea tradizionale (un pezzetto masticato dopo i pasti aiuta la digestione e la caffeina contenuta nel frutto migliora la concentrazione; si usa, inoltre, per ridurre la sensazione di fame) ed è usata come colorante dalle etnie Mandingo e Temne: riducendola in polvere e mettendola a macerare in acqua, si ottiene infatti una tintura marrone per i tessuti.
Nelle regioni sud-orientali della Sierra Leone (distretti di Kenema e Kailahun) si coltiva in consociazione con caffè e cacao – piante più piccole che prediligono l’ombra – e si raccoglie due volte l’anno: da maggio a giugno e da novembre a gennaio. Dopo la raccolta si tagliano i frutti e si aprono per estrarre la noce.
Ogni frutto contiene 8-10 noci, protette a loro volta da una buccia gialla. Per liberarle dalla buccia, si sistemano a terra, su una stuoia, si coprono con foglie di banano (o mango) e si bagnano. Nell’arco di una settimana la buccia marcisce. A questo punto è rimossa, risciacquando le noci in acqua fresca. La cola è infine stoccata in ceste o sacchi rivestiti con foglie fresche di mango: l’umidità delle foglie è fondamentale per evitare che le noci secchino. Con questa accortezza, si può conservare per più di sei mesi e può essere trasportata ovunque.
La noce di cola della Sierra Leone sud-orientale è rinomata per il sapore e la consistenza (è croccante e non fibrosa), tanto che numerosi commercianti si spingono fino a Kenema dai Paesi confinanti: Senegal, Guinea, Mali.
8.223692,-10.814541
Kenema District : Condotta Kola-Nut Darlu :
Store 7.494919, -11.169392
Gazebo riunioni : 7.4973193,-11.1723684,16
Kenema District :Condotta Kola-Nut Gegbwema:
7.576422, -11.155144
Area di produzione
Villaggi di Madina, Gegbwema e Darlu, distretto di Kenema, Sierra Leone sud-orientale, confine con la Liberia
Trasformatore
La cola del Presidio è ingrediente di una bibita naturale prodotta da Baladin
www.baladin.it
Presidio sostenuto da
Baladin, Italia
Patrick Mansaray
tel. +232 76724542
patrickmansaray@yahoo.com
Referente dei produttori
Stanley Mohamed Jabati
Presidente della Kola-Nut producers Association
tel. +232 76342093