Carciofo astigiano del sorì

Presidio Slow Food

Italia

Piemonte

Ortaggi e conserve vegetali

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Carciofo astigiano del sorì

Il carciofo astigiano del sorì deve il suo nome all’ambiente di coltivazione: sorì è il termine dialettale piemontese che evoca il solatìo (esposizione a sud, sud-est, sud-ovest) dei versanti collinari. Qui si coltivano le vigne migliori, ma è anche l’habitat ideale del carciofo: pianta tipica degli ambienti mediterranei. I terreni vocati alla coltivazione di questo ecotipo si trovano nell’area dell’Astesana collinare, delimitata dal fiume Tanaro e dai torrenti Tiglione e Belbo.
Le prime attestazioni sui carciofi astigiani risalgono alla fine del XV secolo e sono contenute in alcune delle farse scritte in vernacolo da Giovan Giorgio Allione, dove si ricordano i festion d’archicioc, delle vere e proprie feste a base di carciofi che si allestivano per onorare gli ospiti forestieri. Nella prima metà del XVII secolo i carciofi risultano essere un’eccellenza delle terre astigiane, celebrata in tutto il Piemonte e descritta come tale dallo storico saluzzese Francesco Agostino della Chiesa. Successivamente, un catasto settecentesco raffigura estese carciofaie alle porte della città di Asti, nell’antico borgo di San Marco, luogo oggi conosciuto come Madonna del Portone.
Il carciofo astigiano del sorì è un ecotipo che produce capolini ovoidali allungati senza spine, con una leggera depressione sulla parte apicale. Le brattee, ossia le foglie commestibili del carciofo, sono ben serrate, di colore verde cinerino con qualche venatura violetta. La pianta è vigorosa, può raggiungere i 150 cm e produce fino a 10 capolini.
Le carciofaie sono impiantate su suoli drenanti e rinnovate ogni otto, dieci anni, con la tradizionale propagazione vegetativa tramite carduccio. Eccetto le prime fasi di attecchimento dopo l’impianto, il carciofo si coltiva senza l’ausilio di irrigazione.
Le piante sono provviste di un rizoma sotterraneo particolarmente resistente a stress ambientali dalle cui gemme si sviluppano più fusti che, in fase di pre-fioritura, producono i capolini. Le piogge autunnali risvegliano le attività delle gemme del rizoma, portando le piante ad emettere nuovi getti che diventano sempre più vigorosi con il passare delle settimane. Di norma si procede a un diradamento (scarducciatura) dei nuovi getti nei mesi di ottobre e di marzo, lasciando i tre carducci più vigorosi per ogni pianta, e si usano gli altri in cucina oppure per nuovi impianti.
La raccolta dei capolini è manuale: inizia nella fase primaverile inoltrata e prosegue in modo scalare sino a giugno.
E’ una pianta rustica: si coltiva senza l’uso di pesticidi e con una fertilizzazione organica del terreno, associata – quando possibile – all’uso di colture di copertura.
I capolini sono dolci e teneri al palato e si prestano a molteplici usi in cucina: possono essere conservati sott’olio, fritti, cucinati nei risotti, ma il consumo a crudo è quello in cui esprimono al meglio le loro caratteristiche organolettiche. Della pianta si consumano anche i gambi, le foglie e i carducci teneri e imbianchiti dall’inverno.

Stagionalità

La raccolta è scalare, inizia a maggio con i capolini principali e si protrae fino all'inizio di giugno con quelli secondari.

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La vasta diffusione della produzione di carciofo astigiano degli anni Cinquanta è seguita da un rapido declino, principalmente a causa della raccolta tardiva. Infatti, i capolini del carciofo astigiano arrivano sul mercato quando oramai le varietà meridionali sono a fine stagione e i prezzi di vendita sono troppo bassi per permettere ai coltivatori una buona remunerazione. Nella seconda metà del Novecento, la coltivazione del carciofo rimane solo come coltura marginale per il consumo familiare nei pressi delle vigne meglio esposte e raramente come coltura da reddito. Questo ecotipo è stato conservato e coltivato da un ottuagenario agricoltore di Mombercelli, Egidio Gagliardi, che ha donato a diversi produttori della zona alcuni carducci affinché la sua coltivazione non andasse perduta. E’ stato poi inserito in un progetto europeo per la selezione e valorizzazione di ecotipi locali piemontesi con caratterizzazione genetica svoltasi nella carciofaia dell'azienda agricola Duipuvrun con il Settore Genetica Agraria del DISAFA (Dipartimento di Scienza Agrarie, Forestali e Alimentari) dell’Università di Torino, Fondazione Agrion e CNR.
Il Presidio nasce per ridare valore al carciofo astigiano (da un punto di vista economico, gastronomico e storico) e per ampliare il numero dei produttori disponibili a coltivare questa varietà con tecniche agroecologiche.

Area di produzione
Le colline astigiane delimitate dal fiume Tanaro e dai torrenti Belbo e Tiglione e alcuni comuni limitrofi, in provincia di Asti.

Sostenuto da
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali


Il Presidio del carciofo astigiano del sorì è finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Direzione Generale del Terzo Settore e della Responsabilità Sociale delle Imprese – avviso n° 1/2018 “Slow Food in azione: le comunità protagoniste del cambiamento”, ai sensi dell’articolo 72 del codice del Terzo Settore, di cui al decreto legislativo n 117/2017
Coltivatori e trasformatori
Duipuvrun
di Stefano Scavino
Strada Case Valle, 30
Costigliole d’Asti (At)
Tel. 347 7566595
info@duipuvrun.it
www.duipuvrun.it

Maddalena
di Patrizia Onesti
Regione Mariano, 35 E
Canelli (At)
Tel. 333 3626706
info@nonnamaddalena.it

Coltivatori
Alba Rossa
di Valter Cauda
Strada Albera, 12
Castel Boglione (At)
Tel. 329 5653803
albarossa12@gmail.com

Sergio Aresca
Via Pontetto, 4
Mombercelli (At)
Tel. 327 3805893
matteo.aresca@gmail.com

Eva Casalone
Frazione Variglie, 69 Asti
Tel. 349 5576228
evacasalone@virgilio.it


Valter Iguera
Via Nisorella, 3
Mombercelli (At)
Tel. 335 5292629
valteriguera@libero.it
Referente dei produttori del Presidio
Stefano Scavino
Tel. 347 7566595
info@duipuvrun.it

Responsabile Slow Food del Presidio
Gabriella Chiusano
Tel. 347 5396554
gabra81@gmail.com
La vasta diffusione della produzione di carciofo astigiano degli anni Cinquanta è seguita da un rapido declino, principalmente a causa della raccolta tardiva. Infatti, i capolini del carciofo astigiano arrivano sul mercato quando oramai le varietà meridionali sono a fine stagione e i prezzi di vendita sono troppo bassi per permettere ai coltivatori una buona remunerazione. Nella seconda metà del Novecento, la coltivazione del carciofo rimane solo come coltura marginale per il consumo familiare nei pressi delle vigne meglio esposte e raramente come coltura da reddito. Questo ecotipo è stato conservato e coltivato da un ottuagenario agricoltore di Mombercelli, Egidio Gagliardi, che ha donato a diversi produttori della zona alcuni carducci affinché la sua coltivazione non andasse perduta. E’ stato poi inserito in un progetto europeo per la selezione e valorizzazione di ecotipi locali piemontesi con caratterizzazione genetica svoltasi nella carciofaia dell'azienda agricola Duipuvrun con il Settore Genetica Agraria del DISAFA (Dipartimento di Scienza Agrarie, Forestali e Alimentari) dell’Università di Torino, Fondazione Agrion e CNR.
Il Presidio nasce per ridare valore al carciofo astigiano (da un punto di vista economico, gastronomico e storico) e per ampliare il numero dei produttori disponibili a coltivare questa varietà con tecniche agroecologiche.

Area di produzione
Le colline astigiane delimitate dal fiume Tanaro e dai torrenti Belbo e Tiglione e alcuni comuni limitrofi, in provincia di Asti.

Sostenuto da
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali


Il Presidio del carciofo astigiano del sorì è finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Direzione Generale del Terzo Settore e della Responsabilità Sociale delle Imprese – avviso n° 1/2018 “Slow Food in azione: le comunità protagoniste del cambiamento”, ai sensi dell’articolo 72 del codice del Terzo Settore, di cui al decreto legislativo n 117/2017
Coltivatori e trasformatori
Duipuvrun
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Strada Case Valle, 30
Costigliole d’Asti (At)
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Maddalena
di Patrizia Onesti
Regione Mariano, 35 E
Canelli (At)
Tel. 333 3626706
info@nonnamaddalena.it

Coltivatori
Alba Rossa
di Valter Cauda
Strada Albera, 12
Castel Boglione (At)
Tel. 329 5653803
albarossa12@gmail.com

Sergio Aresca
Via Pontetto, 4
Mombercelli (At)
Tel. 327 3805893
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Eva Casalone
Frazione Variglie, 69 Asti
Tel. 349 5576228
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Valter Iguera
Via Nisorella, 3
Mombercelli (At)
Tel. 335 5292629
valteriguera@libero.it
Referente dei produttori del Presidio
Stefano Scavino
Tel. 347 7566595
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Responsabile Slow Food del Presidio
Gabriella Chiusano
Tel. 347 5396554
gabra81@gmail.com

Territorio

NazioneItalia
RegionePiemonte

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