Sui pascoli del Gran Sasso sono state censite ben 300 essenze foraggere, contro le 20, 30 delle Alpi. Questa eccezionale varietà e il clima secco delle quote maggiori hanno favorito nei secoli l’allevamento ovino e la transumanza dalle altre regioni: dal Tavoliere pugliese, dall’Agro Romano, dalla Maremma o dalla Terra di Lavoro, nel Casertano. La cultura della transumanza e delle relative produzioni casearie appartiene alla storia dell’Abruzzo, ma è nell’area del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga che si trova la meta pastorale per eccellenza: Campo Imperatore, un altopiano a 1800 metri di quota, lungo 19 chilometri, dove a maggio salgono ancora oggi migliaia e migliaia di pecore. È la transumanza orizzontale, pr aticata da almeno due millenni, che utilizzava per la salita e la discesa delle greggi i grandi sentieri erbosi, i tratturi (uno dei più importanti partiva da San Pio delle Camere e arrivava fino a Foggia, dove si trovava la Dogana della Mena delle Pecore, ovvero il casello daziario per il pagamento dei tributi per i pascoli: servivano almeno 15 giorni per il trasferimento degli ovini). Ma esiste anche una transumanza verticale dei pastori locali, che si limitano a trasferire gli armenti a diverse altitudini nell’ambito del parco: garantendo in questo modo dai 7 ai 9 mesi l’anno di pascolo all’aperto agli ovini. Buona parte di Campo Imperatore è compresa nel territorio del comune di Castel del Monte, al quale è legata una tradizione casearia di altissima qualità. Il latte, caseificato in purezza, è prevalentemente di Sopravvissane o Gentili di Puglia. Nella preparazione del formaggio, ogni allevatore segue una propria tecnica. In linea generale il latte è filtrato, riscaldato a 35-40°C per 15-25 minuti e addizionato con caglio naturale (ottenuto dallo stomaco di agnello). La cagliata è poi rotta fino alle dimensioni di un chicco di mais, cotta a 40°-45°C per 15 minuti circa (ma non da tutti), trasferita nelle fiscelle e pressata per favorire la fuoriuscita del siero residuo. Dopo la salatura, le forme sono collocate su tavole di legno in ambiente fresco e areato, le casere. La stagionatura dura da due mesi a un anno, periodo durante il quale le forme sono regolarmente unte con olio di oliva per evitare un eccessivo disseccamento. Il pecorino stagionato si presenta in forme a pasta dura di peso variabile (da mezzo chilo a due chili e mezzo) e ha un sapore pronunciato e piccante: è buono da taglio e ottimo grattugiato.
Stagionalità
Il canestrato si produce tutto l’anno. La stagionatura minima prevista dal disciplinare del Presidio è di 2 mesi per le forme da uno o due chilogrammi, 8 mesi per le forme da cinque chilogrammi e 15 mesi per le forme tradizionali da 15 chilogrammi.
Torna all'archivio >La millenaria tradizione della pastorizia ha originato anche altri prodotti molto particolari e da far conoscere: ad esempio il Marcetto di Castel del Monte, un formaggio “andato a male”, cremoso e molto piccante. Interessante anche la ricotta fresca, dove meglio si colgono i profumi e i sapori del latte delle pecore nutrite per gran parte dell’anno con le straordinarie essenze pascolive del Gran Sasso. Tra le produzioni più tradizionali, va ricordata la micischia o muscisca: carne magra di pecora tagliata a striscioline, essiccata, conservata sotto sale anche più di un anno e, sovente, affumicata.
Area di produzione
Pascoli del versante meridionale del Gran Sasso (provincia di L’Aquila)
Presidio sostenuto da
Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Azienda Zootecnica Gran Sasso
Piazzale del Lago
Castel del Monte (Aq)
Tel. 333 5814030
bioformaggi.gransasso@gmail.comwww.aziendagransasso.com
Cooperativa Campo Imperatore
Strada Provinciale, 1
Calascio (Aq)
Tel. 0862 930345-333 2548445
Rosetta Germano
Piazzale del Lago, 10
Castel del Monte (Aq)
Tel. 333 4107973
'>
www.aziendagransasso.com
Cooperativa Campo Imperatore
Strada Provinciale, 1
Calascio (Aq)
Tel. 0862 930345-333 2548445
Rosetta Germano
Piazzale del Lago, 10
Castel del Monte (Aq)
Tel. 333 4107973
rosetta.germano@libero.it|