Orto familiare di Adam, Gboglblo-Ifangni

Slow Food in Benin

Il Benin è uno stato dell’Africa Occidentale caratterizzato da circa 40 gruppi etnici differenti con tradizioni molti forti. L’agricoltura è la base dell’economia e impiega il 70% della popolazione attiva. Si tratta soprattutto di un’agricoltura estensiva. La salvaguardia della biodiversità e l'accesso alla terra (problematico per via dell’assenza di diritti di proprietà e per il fenomeno del landgrabbing) sono le principali battaglie della rete Slow Food in Benin. Slow Food ha cominciato a prendere piede in Benin nel 2004, dopo la prima edizione torinese di Terra Madre. La rete si è sviluppata attorno al progetto degli orti, presenti un po’ dappertutto sul territorio del paese, e ha svolto un lavoro importante di scambi tra le condotte, visite, incontri di progettazione comune e sviluppo di una strategia coordinata. Ora la rete sta lavorando a livello nazionale per mappare e valorizzare varietà di ortaggi a foglia dimenticate. Nella zona di Natitingou (al nord) - caratterizzata dalla coltivazione di cotone, tabacco e manioca, e dalla produzione di “gari” (farina di manioca) - nel 2015 le condotte hanno iniziato a lavorare per creare orti agroecologici, recuperare semi autoctoni, coltivare varietà locali di taro, mais bianco, miglio, fonio, zigolo dolce. In altre condotte del sud del paese, i giovani contadini hanno iniziato a organizzare attività didattiche con i bambini, ma anche formazioni sull’agroecologia, e a creare legami con i ristoranti della zona per sviluppare la filiera corta e promuovere prodotti e piatti locali.