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Home » 10.000 Orti in Africa » Orto comunitario di Mvuleni

Orto comunitario di Mvuleni

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Sudafrica

Limpopo

L’orto comunitario di Mvuleni occupa una superficie di cinque ettari ed è stato creato da Daniel Mnisi. Oggi è coltivato da 15 persone. Si trova nel villaggio di Mayepu, Giyani, nella provincia di Limpopo, su una terra assegnata dall’autorità tribale della zona. Il gruppo si è registrato come cooperativa commerciale per rientrare nel sistema legale sudafricano. L’acqua è fornita dal comune e il suolo è ricco di sostanze nutritive, che consentono alle colture dell’orto di adattarsi facilmente al clima locale della pianura. Il gruppo ha partecipato a seminari di formazione sull’agroecologia. Ha acquistato diversi attrezzi per il lavoro nell’orto (un serbatoio per raccogliere l’acqua, zappe, un forcone e carriole) e ha installato un sistema di irrigazione a goccia grazie al quale è più facile lavorare la terra. Le colture presenti nell’orto comprendono ortaggi invernali come spinaci, cavolo, cipolle, carote e pomodori. In estate si coltivano arachidi, mais, angurie, legumi, zucchine, tindluwa (una pianta simile all’arachide, i cui frutti sono mangiati dopo la cottura e aggiunti ad alcuni piatti indigeni, come il Tihove e lo Xiendlahivomu). I prodotti sono destinati all’autoconsumo e le eccedenze sono vendute nella vicina città, Giyani, e alla comunità locale per ricavare un piccolo guadano per le spese quotidiane delle famiglie.

Area
Villaggio di Mayepu, Giyani, provincia di Limpopo.

Coordinatore
Daniel Mnisi

Slow Food in Sudafrica

La nazione arcobaleno. Etnie indigene – Zulu, Xhoza, Venda e Tsonga per citare alcune delle principali – hanno incrociato il destino dei coloni portoghesi, inglesi e olandesi, a cui si aggiunge l’immigrazione asiatica. La seconda più numerosa comunità indiana, si trova oggi in Sudafrica. Centinaia di lingue vengono parlate in territori altrettanto diversi. Dal temperato e “mediterraneo” Western Cape si passa all’arido Karoo, per arrivare ai distretti nord-orientali dal clima subtropicale. Una biodiversità impressionante, che soccombe però, ogni giorno di più, sotto i colpi delle azioni umane. La biodiversità agraria, per esempio, è stata drasticamente ridotta dall’uso massiccio di sementi OGM. Circa l’80% del mais coltivato è geneticamente modificato. A questo tipo di agricoltura si collega una produzione di cibo altrettanto omologata, basata su prodotti industriali ricchi di zuccheri, sale, grassi, additivi, farine raffinate. Uno stile alimentare che sta rapidamente aumentando i problemi cardiaci e di obesità. Per questo la rete Slow Food in Sudafrica si impegna a mettere in luce il rapporto tra cibo e salute. I consumatori sono sensibilizzati sull'importanza di mangiare cibo locale e stagionale e la campagna "Slow Meat" promuove un consumo di carne più responsabile, basato su quantità ridotte, alta qualità e valorizzazione di tutti i tagli, evitando sprechi. Non sono solo i consumatori a necessitare informazioni più puntuali. Nel paese ci sono moltissime famiglie legate all’agricoltura di piccola scala, ma hanno pochissime nozioni di base e hanno bisogno di formazione tecniche per sviluppare coltivazioni sostenibili. Per questo il progetto degli orti Slow Food è di speciale importanza per lo sviluppo del paese e per la salute della popolazione.

Informazioni sull'orto

Tipo:Comunitario
Coordinatore:Africa Mauhayisi Mthombeni
Gemellato con:Baladin, Piemonte

Foto

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