L’olio d’argan alimentare: prelibatezza sconosciuta, in un ecosistema in pericolo

10 maggio: giornata internazionale dell’albero di argan

«Sentire l’odore delle mandorle di argan tostate è come tornare all’infanzia, quando mi sedevo accanto a mia nonna e alla fine della settimana preparavamo l’olio per tutta la settimana successiva», dice Hafida, vicepresidente di Ajddigue, una cooperativa di donne produttrici di olio di argan vicino a Essaouira. L’argan sembra essere un amico d’infanzia che segue e accompagna le persone durante tutta la loro vita.

L’Argania (Argania spinosa) è un albero che cresce da 80 milioni di anni solo nel sud-ovest del Marocco in zone aride e montagnose. A volte si può percepire in lontananza l’oceano Atlantico, anche se il visitatore si trova in mezzo alle montagne Qui, sull’unica strada tortuosa dove le auto possono circolare, si incontrano spesso uomini che vendono i prodotti dell’argan, preparati con cura dalle donne della comunità.

Un metodo ancestrale tramandato da madre in donna

Nella tradizione locale, l’argan è donna. Sono le donne che raccolgono l’Aafiush, l’argan fresco, che messo ad asciugare sulle terrazze d’argilla diventa Aqqain. A questo punto, la più anziana della famiglia rimuove il primo strato del frutto, una buccia morbida e facile da separare, per ottenere l’Irgan, un nocciolo duro e liscio. Spetta alla donna più giovane la parte più difficile del lavoro: aprire l’Irgan ed estrarre il Tsein, la parte interna bianca e morbida, da tostare sul fuoco per ottenere l’olio commestibile. La donna “di mezzo” della famiglia, la più forte, sarà incaricata di macinare il Tsein, trasformandolo in una pasta densa e marrone e usando l’acqua per separare l’olio. Ci vogliono due ore di miscelazione e 35 kg di Aafiush per ottenere 1 litro di olio. In questo processo nulla viene sprecato: le bucce diventano cibo per animali e la pasta delle mandorle schiacciate diventa un’eccellente maschera per viso e capelli.

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Olio d’argan elisir di sana e lunga vita

L’olio cosmetico di argan è poco utilizzato in queste zone, perché qui viene considerato un prodotto alimentare. Se il primo si ricava da mandorle non tostate, il secondo, passa attraverso una fase di tostatura delle mandorle, che gli conferisce il suo particolare sapore di nocciola.

Qui le comunità affermano che se si consuma spesso l’olio di argan, la vita sarà sana e lunga. Infatti, l’olio di argan non ha solo proprietà cosmetiche, ma anche virtù anticancerogene e drenanti.

Purtroppo, a partire dagli anni Settanta e Ottanta, l’uso dell’olio di argan nell’alimentazione è stato gradualmente sostituito da altri oli vegetali più economici, ma potenzialmente dannosi per la salute umana e gli ecosistemi, come l’olio di soia, di mais o di palma. Tanto che oggi l’olio di argan, nonostante mantenga un suo ruolo centrale nella cultura locale, è riservato alle occasioni speciali.

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La produzione industriale dell’argan cosmetico: un danno per le comunità e le foreste

Negli ultimi dieci anni l’argan per uso cosmetico ha subìto un forte processo di sviluppo commerciale per l’esportazione, facendo esplodere la domanda di mandorle e di olio. . Questa situazione ha portato importanti conseguenze, come la diminuzione della qualità dell’olio, la perdita di controllo sulla catena di produzione e commercializzazione e la concorrenza tra cooperative, che hanno visto la diminuzione dei prezzi dell’olio e quindi dei salari delle lavoratrici.   Senza contare che l’eccessivo sfruttamento degli alberi, che hanno un ruolo chiave anche per la pastorizia locale, così come la siccità causata dal cambiamento climatico, rendono le foreste sempre più fragili e vulnerabili. Questo mette a rischio di esaurimento la foresta endemica, che è essenziale per proteggere tutta la regione dalla desertificazione.

Il Presidio Slow Food

Il Presidio Slow Food è stato creato nel 2001 per appoggiare lo sviluppo di un olio di argan alimentare “buono, pulito e giusto”. Nato inizialmente per sostenere la produzione di olio di argan ottenuto con la pressione a macchina. Oggi il Presidio lavora per la salvaguardia dell’olio prodotto in modo artigianale, dal caratteristico sapore di nocciole. L’obiettivo è quello di valorizzare un saper-fare unico, insieme alle tradizioni che l’hanno portato e all’ecosistema nel quale è inserito, senza dimenticare il piacere del gusto.

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«Le donne si lamentano della fatica necessaria per produrre l’olio artigianale, ma per me è uno sport che fa bene al corpo e all’anima». Hafida, nome che in arabo marocchino significa colei che custodisce, ha un profondo rispetto e amore per l’argan. Sua nonna le ha insegnato l’importanza sociale e ambientale di questo albero, valori che ora cerca di trasmettere alle donne della cooperativa. «La gente qui deve sapere che le persone che sono capaci di lavorare l’argan, che lo conoscono e lo trasformano in olio, sono rare e sono quelle che tengono in vita l’albero di argan. È importante che riconoscano questa responsabilità e proteggano questa meravigliosa foresta».

Ora la Fao ha riconosciuto il Sistema Agro-Silvo-pastorale dell’Argan nella zona di Ait Souab – Ait Mansour come un sistema del patrimonio agricolo di rilevanza mondiale (SIPAM/GIAHS) per il prezioso ruolo che le comunità agro-pastorali svolgono nel mantenimento delle foreste, della biodiversità locale e dell’intero agroecosistema e dei suoi paesaggi. È essenziale evidenziare le conoscenze e le pratiche agricole uniche che fanno di questo sistema una fonte di ispirazione e di innovazione per pensare alla nostra resilienza di fronte alle sfide di oggi e di domani.

È con questa idea, con l’obiettivo e la volontà comune di salvaguardare questo territorio agro-culturale e i suoi preziosi saperi per tutta l’umanità, che Slow Food e la Fao si uniscono alla celebrazione della Giornata internazionale dell’albero di Argan proclamata quest’anno dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 maggio.

di Beatrice Ferlaino, Aurélie Fernandez, Nazarena Lanza

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