A proposito di Mercati della Terra e sostenibilità…

I Mercati della Terra sono uno dei progetti più ambiziosi e complessi di Slow Food. Lanciati nel 2004, hanno l’obiettivo di favorire la relazione diretta tra produttori e consumatori, eliminando gli intermediari e rendendo più accessibile il cibo buono, pulito e giusto.

Richiedono però anche una notevole organizzazione tra i partecipanti: la gestione di ogni singolo mercato, infatti, è affidata alla rispettiva Comunità Slow Food, alla quale aderiscono tutti i soggetti coinvolti, compresi i produttori che vendono la propria merce. 

Mercato della Terra
Mercato della Terra di Cali, Colombia

Ma quanto sono efficaci i Mercati della Terra nel raggiungere gli obiettivi – ambientali, sociali, economici – che si pone?

Due ricercatori hanno cercato di rispondere a questa domanda: si tratta di Burçin Hatipoglu, visiting fellow & lecturer presso l’Università del Nuovo Galles del Sud in Australia, e Kıvanç İnelmen dell’Università del Bosforo in Turchia.

Hatipoglu e İnelmen hanno analizzato i Mercati della Terra di Slow Food concentrandosi sul loro contributo alla conservazione della biodiversità e alla giustizia sociale nel quadro degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Oss) dell’Onu. L’Obiettivo 12, in particolare, è quello che mira a “garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo”. Abbiamo raggiunto Burçin Hatipoglu per chiederle qualche dettaglio in più sulla ricerca svolta.

Mercato della Terra
Mercato della Terra di Shanghai, Cina

Cominciamo dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. Che rapporto hanno con i Mercati della Terra di Slow Food? Pensa che l’Obiettivo 12 ponga traguardi inferiori al cambiamento di cui c’è bisogno? I Mercati della Terra vanno oltre l’Obiettivo 12?

Dottoressa Burçin Hatipoglu

L’Agenda 2030 dell’Onu dà molta importanza alla Produzione e al consumo sostenibili (Pcs), aspetti che vengono richiamati in 13 dei 17 obiettivi totali. Il numero 12, in ogni caso, è quello che riguarda specificamente tali aspetti, e pone l’accento sull’approvvigionamento sostenibile, sull’efficientamento delle risorse e sulla minimizzazione dell’impronta materiale e della produzione di rifiuti. Si tratta di punti fondamentali per il settore alimentare.

Per modificare i sistemi alimentari, tuttavia, occorre adottare un approccio olistico: il ruolo dei consumatori e delle loro scelte alimentari non va sottovalutato, eppure tra gli indicatori dell’Oss 12 non c’è nulla che richiami la figura e le responsabilità del consumatore e il modo in cui avviene l’approvvigionamento del cibo. 

La nostra ricerca dimostra che i Mercati della Terra vanno oltre a quanto stabilito dall’Obiettivo 12 dell’Onu: sono l’esempio di come la Produzione e il consumo sostenibili possano essere applicati a livello di comunità attraverso processi partecipativi. I Mercati della Terra incoraggiano la Pcs, esortando gli organizzatori e i produttori a educare e sensibilizzare il pubblico circa le scelte alimentari che prendono. I Mercati della Terra, insomma, dimostrano di avere a cuore la salute e il benessere sia dei produttori che dei consumatori.

Quali cambiamenti vorrebbe vedere, in futuro, nei Mercati della Terra di Slow Food? 

Abbiamo analizzato gli effetti dei Mercati della Terra in termini di imballaggi e gestione dei rifiuti e riteniamo che, da questo punto di vista, vi siano margini di miglioramento: un quarto dei Mercati della Terra non prevede l’utilizzo di imballaggi compostabili e non ha predisposto una gestione differenziata dei rifiuti. I Mercati della Terra sono veri e propri agenti di cambiamento nelle comunità, perciò invitiamo organizzatori e istituzioni locali a lavorare sulla gestione differenziata dei rifiuti e anche sulla rete di trasporto pubblico per raggiungere i mercati. Per fare ulteriori valutazioni sui Mercati della Terra abbiamo bisogno di maggiori informazioni riguardo alle pratiche di agricoltura sostenibile dei produttori partecipanti.

Mercato della Terra
Mercato della Terra di Cali, Colombia

Quanto conta, per il successo dei Mercati della Terra, il fatto che siano frutto di un processo partecipativo?

Il modello di governance basato sulla comunità e il processo decisionale partecipato sono aspetti centrali nella gestione dei Mercati della Terra e li differenzia dagli altri mercati contadini. Non sono solo i soci di Slow Food, i volontari e i membri dell’Alleanza dei cuochi a partecipare: sono i produttori stessi ad assumersi la responsabilità della gestione dei Mercati della Terra. In metà dei mercati Slow Food, i produttori costituiscono più del 25% dei comitati che li gestiscono. Questi numeri dimostrano il coinvolgimento dei produttori nel processo decisionale dei Mercati della Terra, sia nelle attività quotidiane sia nello sviluppo futuro. Nel corso di questi incontri, i produttori interiorizzano i princìpi di Slow Food per poi applicarli ai propri processi produttivi e di vendita. Queste dinamiche a livello di comunità sono in linea con l’agenda dello sviluppo sostenibile.

Parliamo della disintermediazione e del rapporto diretto tra produttori e consumatori. Pensa che per i produttori sia importante tanto quanto lo è per i clienti?

Eliminare l’intermediazione rappresenta un cambiamento significativo per tutti, dal punto di vista sia economico sia sociale. Guardando al primo aspetto, chi vende ottiene un’ulteriore fonte di reddito. Per quanto riguarda l’aspetto sociale, invece, prendere parte a questi mercati rappresenta un motivo di orgogliosi: lo testimoniano alcune dichiarazioni che abbiamo raccolto. Tra le tante, eccone alcune: “Il nostro mercato è gestito al 100% da donne contadine” (Mercato della Terra di Penco – ‘Feria Campesina’, in Cile); “Il cibo è diventato uno strumento di coesione sociale, un luogo di incontro e anche di scambio” (Mercato della Terra del Sannio, in Italia); “Possiamo condividere le nostre conoscenze sul cibo con i consumatori” (Mercato della Terra Mukono-Wakiso, in Uganda).

Mercato della Terra di Shanghai, Cina

Quali sono i principali benefici della creazione di un Mercato della Terra per una comunità locale?

Consumare cibo locale non significa automaticamente consumare cibo di qualità o cibo sano. I Mercati della Terra, però, forniscono ai clienti prodotti tracciabili: chi acquista ha la certezza, ad esempio, che i pomodori che porta a casa non arrivano dall’altra parte del mondo e sa che, se sono venduti nei Mercati della Terra di Slow Food, sono di stagione e che mangiarli è sicuro. Il motivo? L’agricoltore non si nasconde dietro una certificazione, ma è disposto a condividere la conoscenza e ad accogliere i clienti nei campi dove nascono i suoi prodotti.

Oltre a quanto detto finora, in che modo i Mercati della Terra sono più sostenibili di altri mercati?

Prima di tutto perché promuovono pratiche di agricoltura sostenibile, un aspetto molto importante per la trasformazione del sistema alimentare. Ma non è tutto: pensiamo anche all’uso di risorse come acqua ed energia, oppure allo spreco di cibo che caratterizza ogni anello della catena alimentare. 

Mercato della Terra di Alba. Foto: www.vinumalba.com

I Mercati della Terra sono realtà piccole, ma dimostrano come la trasformazione del sistema alimentare può avvenire agendo contemporaneamente sia sulla produzione che sul consumo. Gli effetti riguardano tutti e tre i pilastri – economico, sociale e ambientale – della sostenibilità. Tornando agli Obiettivi di sviluppo sostenibile, non contribuiscono solo al raggiungimento del già citato numero 12, ma anche di altri come l’Oss 11 (“Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”): il caso, per esempio, di Milano dove intorno al Mercato della Terra si è costruita una comunità. Oppure anche l’Oss numero 15 (“Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre”): pensiamo a tutte le varietà agricole locali vendute nei diversi mercati. Per citarne uno, la fagiolina di Arsoli al Mercato della Terra Terre Tuscolane a Rocca Priora nel Lazio, in Italia.

Terra Madre

Walter Orsi

Il 7 aprile 2021, nell’ambito di Terra Madre Salone del Gusto, Burçin Hatipoglu e Kıvanç İnelmen hanno presentato i risultati della loro ricerca nel corso dell’incontro intitolato Il contributo dei mercati della terra alla sostenibilità alla conservazione del patrimonio e al turismo, organizzato da Heritage, Tourism and Hospitality, International Conference (HTHIC) e SlowTourismLAB in collaborazione con Slow Food.

All’incontro erano presenti anche i rappresentanti di due Mercati della Terra di Slow Food: Walter Orsi (del Mercato della Terra di Cairo Montenotte, in Liguria) e Astride e Guntars Rozite (del Mercato della Terra di Straupe, in Lettonia). Parlando dell’impatto del Mercato della Terra sulle comunità locali, Orsi ha spiegato che «la presenza del mercato ha contribuito a rimettere l’agricoltura e i prodotti locali al centro di un territorio dove queste cose vengono considerate una curiosità più che una risorsa». Non solo: «Il ruolo dei produttori nelle scelte e negli obiettivi (sia generali che specifici) è cresciuto fino a diventare determinante: sono coinvolti attivamente nel Mercato e contribuiscono a ridare valore all’ospitalità e alla promozione di questi prodotti alimentari nelle ricette tradizionali, anche dal punto di vista turistico, per cui il Mercato della Terra è una porta d’accesso a luoghi da scoprire, prodotti da gustare e produttori da conoscere», ha aggiunto.

Astride Rozite e Guntars Rozitis

Per quanto riguarda il Mercato della Terra di Straupe, Astride e Guntars hanno invece sottolineato l’impatto nella «creazione di opportunità per i produttori di piccola scala e, pertanto, il rilancio delle attività economiche locali», un fatto che «favorisce la conservazione delle pratiche agricole sostenibili e del patrimonio gastronomico locale».

Ad oggi, i Mercati della Terra sono 75, in 28 paesi: di questi, 40 sono in Italia. Slow Food è impegnata affinché la rete dei Mercati della Terra si possa espandere ulteriormente e abbia un impatto sempre più incisivo sul sistema alimentare. La ricerca di Burçin Hatipoglu e di Kıvanç İnelmen rappresenta un prezioso contributo per continuare a lavorare con l’entusiasmo di sempre.

di Jack Coulton, j.coulton@slowfood.it

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