L’Arca del Gusto, il catalogo internazionale Slow Food dei prodotti gastronomici, dà il benvenuto al passeggero numero 4000: è la birra artigianale Umqombothi. Viene dal popolo Xhosa, in Sudafrica, e segna una tappa importante nel progetto di Slow Food.
Secoli prima che la birra artigianale diventasse una moda, il popolo Xhosa già fermentava la propria birra fatta in casa con ingredienti e strumenti locali.
Gli Xhosa si stabilirono nella regione dell’Eastern Cape dopo una lunga migrazione verso Sud dalle regioni dei Grandi Laghi dell’Africa centrale. Erano soprattutto allevatori di bovini, ma possedevano anche capre, pecore e pollame. Le loro colture principali erano il sorgo, il miglio, le zucche, i fagioli e il granturco.
Quando nella regione, nel tardo XVIII secolo, arrivarono i coloni europei, tra i due gruppi scoppiarono diversi conflitti: entrambi volevano il controllo delle terre da coltivare e delle risorse idriche. Queste guerre durarono circa un secolo, e gli Xhosa divennero sempre più poveri, tanto che furono costretti a migrare nelle aree cittadine in cerca di lavoro. Come conseguenza di questa situazione, le generazioni più giovani di Xhosa hanno perso contatto con le proprie radici agricole, arrivando a preferire il cibo dei fast food e uno stile di vita urbano, e sviluppando problemi di salute come diabete e obesità.
Umqombothi è una birra tradizionale del popolo Xhosa, che nasce da una mistura di farina di mais, malto di granturco e di sorgo frantumato, lievito (prodotto tradizionalmente con la radice della pianta moerwortel, Glia gummifera) e acqua. Alla vista, questa birra – nota per il suo aroma forte e piuttosto aspro – risulta opaca e di colore marrone chiaro; la consistenza, grazie al granturco, è densa, pastosa e granulosa.
La birra Umqombothi viene fermentata usando metodi tradizionali, che possono variare leggermente da regione a regione. Gli Xhosa filtrano il malto fermentato attraverso un setaccio di fili d’erba intrecciati a forma cilindrica chiamato intluzo.
I setacci sono fabbricati cucendo insieme diversi trefoli formati da steli di carice sapientemente preparati e attorcigliati. Vengono prodotti soltanto dagli anziani, usando tecniche antichissime. È un sistema molto lungo e complesso che richiede grande pazienza, sia nell’apprendimento sia nell’insegnamento. Le generazioni più giovani non sempre dimostrano di voler imparare quest’arte, che quindi rischia di scomparire, e ciò potrebbe comportare la perdita di nozioni fondamentali nella fermentazione tradizionale della birra. A livello simbolico, l’intluzo era un oggetto molto importante nelle famiglie tradizionali Xhosa. Per esempio, veniva regalato alle giovani coppie appena sposate. Purtroppo, oggi vengono usati setacci di metallo industriali.
La birra Umqombothi svolge un ruolo culturale, sociale e spirituale di primaria importanza. Nella cultura Xhosa viene usata per festeggiare il ritorno dei giovani uomini (abakwetha) dopo l’iniziazione e la circoncisione rituale, ma anche per mettersi in contatto con gli antenati (amadlozi), ed è fondamentale in feste ed eventi come matrimoni, funerali e imbizos (assemblee tradizionali).
Altri prodotti Xhosa già presenti sull’Arca del Gusto sono la capra Xhosa di Eastern Cape, la razza bovina Nguni e una varietà locale del fungo Amakhowe. Altri prodotti arriveranno in futuro.
La nostra speranza è che l’Arca del Gusto di Slow Food, il cui obiettivo è attirare l’attenzione sui prodotti gastronomici tradizionali, spinga tutti i sudafricani a considerare con rinnovato orgoglio e interesse le culture gastronomiche tradizionali della loro terra.