La manioca dei Kiriri, il popolo silenzioso e tenace

I Kiriri sono uno dei popoli indigeni presenti nel Sertão, la regione semi-arida che si trova nel nord-est brasiliano. Il loro nome significa “popolo silenzioso”. Eppure questa comunità è riuscita a farsi ascoltare e a ottenere una vittoria importante, fonte di ispirazione per molte altre popolazioni indigene che lottano per l’accesso alla terra. Dopo quindici anni di battaglie, infatti, nel 1990 il Governo Federale ha riconosciuto ai Kiriri il diritto sulla terra che abitavano da sempre, nel municipio di Banzaê (che significa “terra dei coraggiosi”).

La crisi della lavorazione tradizionale della manioca è legata alla graduale scomparsa delle “case della farina” e alla grave siccità che ha colpito la zona. I Kiriri, taciturni ma tenaci, hanno gradualmente ripreso la coltivazione della loro pianta simbolo, che vogliamo diventi non solo una fonte di sostentamento ma anche un’importante fonte di reddito.

Il Presidio Slow Food della farina di manioca è nato nel 2018 grazie alla collaborazione con l’IFAD (International Fund for Agricultural Development) e l’Associação Comunitária Indígena Kiriri Santo André de Marcação (ACIKSAM), formata da una ventina di giovani Kiriri interessati a promuovere la produzione di manioca e a valorizzare le tecniche tradizionali di trasformazione.

Slow Food ha intervistato Reinaldo Mendes, Presidente dell’associazione che gestisce e coordina il progetto ACIKSAM, che ci ha raccontato dell’importanza della manioca per la comunità.

manioca kiriri

Quali obiettivi sono stati raggiunti con la creazione del Presidio Slow Food della farina di manioca?

La creazione dell’Unidade de Beneficiamento de Mandioca (casa della farina di manioca) e della Fábrica de Biscoitos e Beijus (fabbrica di biscotti e beiju) si è rivelata un’azione altamente simbolica e di grande impatto per aver saputo trasformare l’opinione generale sul consumo di manioca.
Oggi, infatti, i produttori del popolo Kiriri vedono la manioca non più solo come una radice dalla quale produrre il sussú o la farina, ma hanno capito quanto sia importante curarne e migliorarne tutto il processo di lavorazione. Sono consapevoli che la manioca offre numerose possibilità grazie ai diversi prodotti da essa derivati, come il polvilho doce e l’azedo, due diversi tipi di fecola con cui si preparano biscotti, cialde, torte, ecc. Inoltre conoscono ora le proprietà della manioca anche come mangime animale. Tutto questo permette il riconoscimento della storia di lotta del nostro popolo e che non si abbandonino le colture tradizionali.

È importante ricordare che questa comunità fonda la propria economia su diversi tipi di agricoltura di sussistenza, in cui la coltivazione della manioca ha sempre rappresentato la parte principale.
Tramite il Presidio, Slow Food cerca di garantire a tutti sostegno e motivazione. I giovani indigeni e i diversi partner collaborano ad altri progetti per promuovere azioni di empowerment del capitale umano e sociale, nel rispetto delle attività culturali dei popoli indigeni e delle caratteristiche culturali, politiche, ambientali ed economiche dei Kiriri.

Cosa rappresenta questo prodotto per la vostra comunità indigena?

La manioca è una delle principali coltivazioni dei popoli indigeni del Brasile e viene coltivata in tutto il territorio Kiriri del comune di Banzaê, nello stato di Bahia. Negli ultimi 8 anni, la regione del semiarido baiano ha sofferto molto per la mancanza di piogge, quando i lunghi periodi di siccità hanno avuto ripercussioni su tutta la produzione agricola e animale.

A causa di ciò la produzione di manioca ha registrato gravi perdite: i semi sono sempre meno, e la produzione, che avviene nei cosiddetti “lotti” (negli orti familiari) si è molto ridotta. Si è reso necessario fare arrivare da altre regioni la manioca, che tuttavia non presenta le stesse caratteristiche di quella coltivata localmente.

Per la lavorazione della manioca, tra settembre e novembre le famiglie si riuniscono per la cosiddetta farinhada, ossia la produzione di farina di manioca, nello stabilimento creato dall’IFAD. Ma senza materia prima, il funzionamento della fabbrica ovviamente ne risente, con ricadute sulla produzione della fecola per la produzione dei biscotti, un’importante fonte di reddito per le donne e per i giovani.
I nostri prodotti simbolizzano la nostra resistenza e la nostra lotta per la riconquista del territorio indigeno Kiriri. Non dimentichiamo che la comunità, fino a pochi decenni fa, non aveva i terreni per garantire sussistenza e produzione alimentare.

presidio slow food manioca bahia
Photo credit: @AliceFassò

Volete raccontarci una storia legata al prodotto?

Tra il 2007 e il 2015, grazie al sostegno dell’IFAD, nell’ambito del progetto “Gente de Valor” sono state avviate delle azioni nel territorio del comune di Banzaê. Le comunità rurali hanno presentato le loro richieste. Tra le tante pervenute è stata accolta la richiesta creazione dell’Unidade de Beneficiamento de Mandioca e la Fábrica de Biscoitos e Beijus nella comunità indigena di Marcação, che ha dato un nuovo slancio alla realtà locale.
Sono stati siglati diversi accordi con l’Associação Comunitária Indígena Kiriri Santo André di Marcação, con realtà produttive e socioculturali, specifiche della coltivazione della manioca e dell’apicoltura. Per rispondere alle richieste delle comunità, la fabbrica produce anche con l’intento di partecipare a mercati di agricoltura familiare, eventi e forum a livello regionale, nazionale e internazionale.

Com’è stato nel 2018, quando una giovane Kiriri si è recata a Torino, rappresentando i Kiriri in occasione di Terra Madre. Va ricordato che i prodotti “KIRIRI DA MARCAÇÃO” hanno ottenuto il Selo Indígena do Brasil, il bollino dei prodotti indigeni brasiliani, e godono di un riconoscimento nazionale e internazionale. Lo stabilimento è stato anche oggetto di visite di gruppi di piccoli produttori familiari. Mi preme qui ricordare la presenza dei produttori Kiriri anche alle Olimpiadi del 2018, che si sono tenute in Brasile, con la vendita dei loro prodotti.

la manioca dei kiriri
Photo credit: @AliceFassò

Come ci si sente a far parte del movimento Slow Food, cosa significa per voi far parte di una rete globale?

Grazie al progetto, una produttrice ha partecipato a Terra Madre nel 2018. Gli esiti del progetto si sono subito rivelati positivi: per la prima volta sono stati coinvolti i giovani nell’organizzazione sociale dell’Unidade de beneficiamento. Essi partecipano alla sua gestione economica e amministrativa, alla realizzazione delle etichette, a un dialogo sulla gastronomia indigena, utili a stimolare la coltivazione e la tutela della biodiversità nel territorio. Ci auguriamo di poter partecipare a Terra Madre Brasil nel 2020 per poter promuovere la commercializzazione dei nostri prodotti.

Perché è importante mantenere vive le sane abitudini alimentari del popolo Kiriri? Com’è possibile, grazie a questo, rafforzare la cultura locale e il territorio Banzaê?

Tenere in vita le abitudini alimentari locali è importante per mantenere un’alimentazione giusta e sana, che sia salutare per il corpo e per la mente. Ai fini di una buona alimentazione, è essenziale assumere quotidianamente dosi di verdure, legumi, frutta e proteine poco caloriche. E questo è possibile riscoprendo l’importanza della cultura alimentare locale.

Il Presidio Slow Food della manioca del popolo Kiriri è patrocinato dall’IFAD nel quadro di un progetto che mira ad aiutare le Comunità indigene a difendere promuovere il loro patrimonio gastronomico.

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