Quella del Mercato della Terra di Bergamo è la testimonianza di una comunità che riparte. Un racconto che viene dal cuore della pandemia e che inizia a fine febbraio, quando il Mercato è stato chiuso a causa della diffusione massiccia del virus.
Il Mercato della Terra è ospitato nel centro della città, in piazza Matteotti, ed è nato nel 2016 su iniziativa delle tre Condotte Slow Food bergamasche (Slow Food Valli Orobiche, Slow Food Bassa Bergamasca e Slow Food Bergamo) con il supporto di Slow Food Lombardia e del Comune di Bergamo.
In tempi normali il Mercato ospita circa 20 bancarelle, in cui ruotano circa 35 produttori, selezionati con cura dalle Condotte Slow Food del territorio. Il Mercato è sempre stato molto attivo, anche con iniziative speciali organizzate al di là dell’appuntamento quindicinale (il secondo e il quarto sabato del mese). Ad esempio negli anni si è avviata una stretta collaborazione con alcune scuole della zona per fare incontrare produttori e studenti e trasmettere, a partire dal lavoro della terra, l’importanza di una buona alimentazione, per l’ambiente e per la salute dell’uomo. Altre collaborazioni erano state avviate con il Progetto delle ricette del dialogo, nei progetti con il Bio-Distretto dell’Agricoltura Sociale, con la Strada del vino e dei sapori della bergamasca, con il tavolo della Food policy.
Il dilagare del Covid-19 ha fatto precipitare la situazione improvvisamente. Anzitutto si è dovuto capire cosa stesse succedendo e quanto ampia fosse la diffusione del virus, cosa si potesse fare e cosa no.
La Condotta di Bergamo ad esempio ha dovuto annullare una cena prevista il 27 febbraio presso uno dei ristoranti dell’Alleanza. La cuoca Alessia Mazzola avrebbe impiegato alcuni prodotti venduti nel Mercato, presentati agli avventori dagli stessi produttori: una delle numerose occasioni organizzate per promuovere la produzione buona, pulita e giusta del territorio e il Mercato stesso.
I produttori del Mercato di Bergamo durante il lockdown
Cos’è accaduto durante i mesi di lockdown? I produttori del Mercato della Terra di Bergamo si sono trovati, come altre migliaia di contadini e artigiani in tutta Italia, in grandi difficoltà. Il danno più grande è derivato dalla chiusura delle attività di ristorazione. Lo sbocco commerciale per la maggior parte dei produttori di piccola scala, oltre alla vendita diretta nei mercati, è infatti la ristorazione di qualità: un settore che copre il 13% del Pil nazionale e assorbe dal 30 al 40% dei prodotti coltivati sul suolo nazionale.
«Alcuni produttori sono riusciti a organizzarsi con le consegne a domicilio, che sono diventate l’unico canale di vendita a disposizione, e sono state inserite anche in Slow Food in Tasca» racconta Gaia Monzio Compagnoni, la neo-direttrice dei produttori del Mercato. «È stato più un modo per mantenere una relazione con i propri clienti e per non sprecare il prodotto più che una vera e propria fonte di guadagno. La natura non si è fermata durante il lockdown e molti hanno anche dovuto inventare nuove linee di prodotto: un produttore di formaggio fresco, ad esempio, ha deciso di avviare alla stagionatura gran parte della sua produzione».
Complice la paura di spostarsi, la necessità di evitare assembramenti e l’orgoglio per le produzioni del proprio territorio, i bergamaschi hanno cambiato le loro abitudini di acquisto in linea con le tendenze nazionali: gli italiani hanno aumentato gli acquisti tramite la filiera corta e le botteghe di prossimità, ricercando alimenti più sani e genuini.
La volontà di ripartire
All’inizio della fase 2 annunciata dal Governo, la comunità del Mercato ha cercato di capire come riorganizzarsi, guidata da una forte volontà di ripartire.
Il Mercato della Terra di Bergamo ha riaperto il 13 giugno, con nuove regole. L’ordinanza comunale in vigore prescrive infatti che all’interno del perimetro in cui si trova il Mercato possono stazionare contemporaneamente solo il doppio delle persone rispetto al numero di bancarelle. Se prima erano 20, oggi le bancarelle sono 12, con un flusso di persone che viene monitorato in ingresso e in uscita dagli organizzatori.
Tra i produttori di Presìdi nelle ultime edizioni erano presenti ad esempio l’Azienda agricola Marco Previtali, che produce lo stracchino delle Valli Orobiche, e l’Azienda agricola Santinelli, che fa parte del Consorzio La Granda, Presidio Slow Food della razza piemontese.
«Ogni sabato sono presenti i produttori che danno la loro disponibilità, cercando di garantire ai clienti la possibilità di fare una spesa varia e completa» continua Gaia. «Le prime due giornate di mercato sono andate bene. All’inizio c’è stata un po’ di esitazione da parte della popolazione: le persone dovevano riabituarsi a uscire di casa, dopo così tanti mesi di vita isolata. Nonostante ciò l’affluenza è stata buona e i produttori erano soddisfatti».
L’appuntamento con il Mercato andrà avanti anche a luglio, l’11 per l’esattezza, per chiudere ad agosto e riaprire a settembre, con i produttori ancora più grintosi.
Come aiutare oggi la rete dei produttori
Oltre alla riapertura del Mercato, diversi produttori hanno chiesto un aiuto soprattutto per quanto riguarda la promozione e la comunicazione. La maggior parte di loro non ha un sito web o un negozio online.
Dare visibilità ai produttori e ai loro prodotti, farli conoscere alle persone: con questo obiettivo è stato creato un account anche su Instagram. Qui vengono presentati i produttori che fanno parte del Mercato, con i loro prodotti e le loro storie quotidiane. Inoltre c’è la pagina Facebook, dove vengono segnalati gli eventi e le novità.
Il Mercato della Terra di Bergamo ha anche una mailing list. Con essa si dà la possibilità, a chi lo volesse, di fare il proprio ordine via email, recandosi al Mercato solo per ritirarlo.
Ci vorrà del tempo per riprendere tutte le attività. La comunità spera che a settembre si possano accogliere più visitatori nella piazza, con un allentamento delle restrizioni previste dall’ordinanza.
Per informazioni: mercatodellaterrabergamo@gmail.com
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