A marzo 2020 è uscita una pubblicazione internazionale unica nel suo genere, a cui Slow Food ha contribuito con esperienze dal Kenya, dalla Tanzania e dall’Uganda legate al progetto Orti in Africa. Si tratta del libro Agrobiodiversity, School Gardens and Healthy Diets: Promoting Biodiversity, Food and Sustainable Nutrition, già disponibile online in versione stampata e formato e-book, che a fine anno (dicembre 2020) sarà possibile scaricare e consultare gratuitamente.
Gli orti scolastici rendono possibile qualcosa di molto difficile: riunire in un’unica attività gli aspetti di sovranità alimentare, produzione comunitaria di saperi e alimenti, educazione ambientale e cultura gastronomica, preservazione della biodiversità locale e rafforzare (o riattivare) i legami tra l’ecosistema e i suoi abitanti.
Sono proprio le aule all’aria aperta che Slow Food promuove in Africa ormai da quasi 10 anni. Aule che anche in questi tempi di difficoltà (con scuole chiuse un po’ ovunque nel mondo) non si fermano perché si basano su saperi condivisi, replicabili, di cui studenti e insegnanti si sentono orgogliosamente responsabili e che possono contribuire materialmente quando il cibo in commercio scarseggia o rincara.
Che non esista un modello unico di orto scolastico, è chiaro. Le variabili degli orti scolastici sono tantissime: contesti ecologici diversi, paesi a diverse latitudini e con maggiori o minori risorse a disposizione, approfondimento sugli aspetti agronomici o su quelli culinari, età degli studenti coinvolti, coinvolgimento della comunità locale…
Il libro Agrobiodiversity, school gardens and healthy diets ha il pregio proprio di far emergere questa ricchezza e varietà (sono oltre 75 i collaboratori che hanno contribuito alla pubblicazione). Esso include casi studio da tutto il mondo (Australia, Vietnam, Hawaii, Filippine, India, Nepal, Marocco, Libano, Africa subsahariana, …) da diversi contesti ed esperienze, aree urbane e rurali, comunità indigene e organizzazioni internazionali.
Un’opera interessante per tutti, specialmente per chi vuole avviare questo tipo di attività educativa: vengono infatti riportate le pratiche di maggior successo così come gli aspetti critici più diffusi, quali sono gli elementi essenziali e quali le strategie per migliorare e integrare pienamente questo tipo di insegnamento nei programmi scolastici.
“Quando parlo del libro [e del vostro lavoro] con colleghi, amici e familiari, il libro suscita tanto entusiasmo e interesse, sembra loro così chiaramente evidente quanto sia importante dare ai ragazzi la possibilità di mangiare in modo più sano, di prendere decisioni informate su ciò che coltivano e mangiano e di condurre una vita sana e sostenibile”, sottolinea Danny Hunter, senior scientist del gruppo di ricerca che ha lavorato alla pubblicazione.
La rete di Slow Food è fiera e grata di essere stata coinvolta in quest’opera preziosa, realizzata da The Alliance of Bioversity International and CIAT e pubblicata nella collana Issues in Agricultural Biodiversity da Routledge Earthscan editore. Grazie alle interviste ai coordinatori della rete Slow Food Africa, si è data maggiore visibilità a un lavoro fondamentale svolto da migliaia di volontari e attivisti, agli sforzi e agli entusiasmi di tantissimi ragazzi, dei loro insegnanti e delle famiglie.
Negli orti scolastici di Slow Food – che ricordiamo sono oggi 1.690 in 35 paesi – stanno crescendo nuove generazioni di africani. Gli studenti fanno esperienza pratica delle tecniche agroecologiche, imparano a rispettare e ad amare l’ambiente, a ri-conoscere la biodiversità alimentare locale e la sua adattabilità al contesto climatico specifico, acquisendo allo stesso tempo abilità culinarie, allorché vengono coinvolti nella preparazione dei cibi presso la mensa scolastica.
Lilian Shoo (16 anni, dell’orto scolastico Henry Gogarty Secondary School in Tanzania): “Penso che coltivare l’orto sia davvero un’attività che rende molto, oltre ad apportare importanti contenuti nutrizionali ai nostri pasti può anche essere una fonte di reddito. Quando tornerò a casa per le vacanze condividerò l’esperienza dell’orto con la mia famiglia e gli amici”. E un agronomo volontario sottolinea come “questa è un’attività i cui benefici toccano tutti. Se fatto correttamente, l’orto scolastico ha la capacità di nutrire l’intera comunità circostante la scuola“.
Charles Kariuki (in settima classe presso la scuola Kangoya, in Kenya) condivide il suo entusiasmo: “Partecipo alle attività dell’orto perché mi piace questo lavoro. Ho imparato molto, comprese nuove tecniche come la disposizione verticale, le versioni trasportabili e l’irrigazione a goccia con bottiglie riciclate, tra le altre. Ho introdotto queste tecniche a casa, ed erano nuove per la mia famiglia. L’orto è anche una piattaforma per la socializzazione, dato che di solito ci incontriamo lì e lavoriamo come una squadra. A parte l’apprendimento di diverse competenze agricole e scientifiche, una volta al mese organizziamo anche dei momenti per raccontare storie educative.”