Un fondo per il cambiamento, a partire dalle Comunità

Il cambiamento sarà delle comunità locali o non sarà. Ne siamo convinti. E la strada percorsa da Slow Food in tutto il mondo – dalle Langhe piemontesi (dove tutto nacque, oltre trent’anni fa) fino alle pendici delle Ande, nei farmers market californiani, fra i pastori nomadi africani, nelle grandi città, nelle scuole di ogni grado, negli istituti di ricerca – lo dimostra.

Non saranno le nazioni e i loro governi a cambiare un paradigma che ha imposto a tutta l’umanità bisogni indotti, velocità, spreco, compromettendo le basi stesse della vita: la terra, l’acqua, l’aria, la biodiversità. Il cambiamento potrà partire soltanto dai luoghi e dalle comunità che li abitano.

comunità formaggi

Le comunità non sono società definite da vincoli burocratici e giuridici, ma si basano sulla relazione, la condivisione di linguaggi, significati, abitudini, esperienze, memoria. Hanno radici salde, ma sono aperte allo scambio, alla conoscenza. Proprio come i cibi, che hanno un legame forte con il territorio e la tradizione, ma allo stesso tempo, sono frutto di viaggi, migrazioni, prestiti.

Il fondo delle comunità del cambiamento

Per questo abbiamo deciso di creare un fondo con cui sostenere progetti capaci di mettere in relazione soggetti molti diversi fra loro: contadini, allevatori, pescatori, artigiani, ristoratori, botteghe, gruppi di acquisto, mercati di produttori, scuole, operatori della cultura e del turismo. Realtà che rappresentano una delle grandi eccellenze della nostra Italia, che si prendono cura dei paesaggi rurali, della biodiversità, della cultura, delle ricchezze artistiche e architettoniche, della salute dell’ambiente e dei cittadini. Che si fanno custodi di bellezza e sapere. E che fanno economia, non solo poesia. Un’economia sana, di relazione, basata sulla cooperazione e non sulla competizione, basata sulla cura e sul rispetto e non sulla depredazione delle risorse naturali.

fondo comunità

Le abbiamo definite Comunità del cambiamento perché rappresentano il cambiamento, ma lavorano anche per realizzarlo, adottando pratiche più sostenibili (ad esempio scegliendo l’agricoltura biologica e biodinamica, le energie rinnovabili, recuperando aree abbandonate e rigenerando terreni degradati, costruendo accordi di filiera sul proprio territorio, eccetera) e più inclusive (creando nuovi posti di lavoro per i giovani, per le donne, per i migranti o per categorie svantaggiate, condividendo e mettendo a disposizione le proprie esperienze e buone pratiche). Soprattutto, le abbiamo definite Comunità del cambiamento perché in esse è già vivo e praticato quel cambio di paradigma che Slow Food auspica da molto tempo.

Anche alla politica abbiamo chiesto di fare la sua parte: con l’appello Ripartiamo dalla Terra abbiamo proposto un provvedimento concreto che potrebbe avere uno straordinario effetto moltiplicatore sostenendo le filiere locali virtuose di tutto il Paese.

Con questo fondo, vogliamo coinvolgere imprese, fondazioni, istituzioni, singoli cittadini, per creare una grande rete solidale, sostenere le Comunità del cambiamento in ogni regione d’Italia. Per una lenta, diffusa e gioiosa rivoluzione.

 

– Carlo Petrini

 

Come sostenere le Comunità del cambiamento

Ci sono due strade per sostenere le Comunità del cambiamento:

  • per i cittadini: donazione del 5xmille alla Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus
  • per le aziende: adesione al fondo per le Comunità del cambiamento

 

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