Il 6 aprile 2009 segna un prima e un dopo. Lo sanno bene gli aquilani e lo sa bene chi ha visto la vita crollargli davanti in pochi minuti di puro terrore. Matteo Griguoli è un contadino, e lo è da sempre. Da quando i nonni lo portavano nei campi ancora bambino, anche quando i genitori avevano invece preferito altro.
Quando il terremoto ha cancellato in pochi istanti Paganica, la frazione de L’Aquila dove è nato e cresciuto, aveva 25 anni: «Ho perso tutto, la casa e il punto vendita in paese. Mi è rimasta solo la stalla in legno dove tenevo gli animali».
Poco, pochissimo. Eppure, con quella piccola eredità risparmiata dal sisma Matteo ha ricostruito una vita e la sua l’attività. Grazie anche a una solida rete, fondamentale per ripartire e vivere appieno le ricchezze della propria terra.
Abbiamo conosciuto Matteo qualche anno fa: è con e e grazie a lui che abbiamo avviato nel 2014 il Presidio Slow Food dei fagioli di Paganica per dare nuova vita a queste particolari varietà di fagioli che ormai trovavano spazio solo in pochissime coltivazioni di famiglia.

Matteo ha scelto la biodiversità locale perché, e ce lo dice con convinzione: «sta tutto lì il segreto per andare avanti: se ti prendi cura del territorio in cui vivi, il livello di benessere della tua vita aumenta. Vivere la natura – lui lo sa bene –, rispettarla, offre tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Ecco perché non possiamo più fregarcene dell’ambiente che ci ospita».
E, ci tiene a precisare, «non si tratta del fatto che stiamo distruggendo il pianeta. La Terra continuerà a esistere anche senza di noi. Siamo noi che ci stiamo autodistruggendo. Dobbiamo capire se vogliamo sopravvivere. L’unica via è prendersi cura della biodiversità che ci circonda».
La forza della comunità: se fare rete vuol dire sopravvivere
Come sa bene Matteo, per riuscirci è necessario fare rete. A Paganica le famiglie e le aziende agricole locali – che sono poi la stessa cosa – hanno sempre collaborato: «Ci aiutiamo a vicenda con la raccolta. Insieme gestiamo i pascoli in montagna. Insieme affrontiamo le spese e insieme ci impegnamo per l’importantissimo lavoro di tutela e manutenzione del territorio. Da soli non potremmo permettercelo. Diversi anni fa, al tempo dei miei nonni – racconta Matteo – si usavano già le cooperazioni per la programmazione invernale della coltivazione dei terreni. Tutti insieme organizzavano le aree di produzione, anche quelle private, secondo l’andamento stagionale. Oggi quest’abitudine si è un po’ persa. Ci sono pochi agricoltori giovani perché c’è poca conoscenza del territorio. Tramandare questi saperi è invece l’unico modo per preservare l’ambiente, evitare i problemi o saperli affrontare quando si presentano. Come ad esempio un terremoto».

La tutela della biodiversità si traduce anche in un’agricoltura pulita. «Puntare su un’agricoltura chimica non è nella tradizione di questi luoghi. Nella mia azienda agricola il diserbo non è chimico ma meccanico e se una pianta si ammala usiamo prodotti naturali. La cura non dovrebbe fare male, né al pianeta e neanche a noi». La salute dell’ambiente è la nostra salute, appunto.
Ecco che Matteo è un vero interprete della filosofia del buono, pulito e giusto. Tanto che per lui l’incontro con Slow Food è stato la naturale conseguenza di un pensiero maturato negli anni. «Far parte di Slow Food significa far parte di una rete di idee e progetti che sento giusti, mi appartengono. Non solo, per me l’associazione è anche il faro che tiene viva la volontà di raggiungere una produzione più rispettosa».
Slow Food L’Aquila e il Mercato della Terra contadino Nutrire L’Aquila, preziosi punti di riferimento
E la rete Slow Food è stata un punto di riferimento quando tutto sembrava perduto: «fare rete con la Condotta Slow Food de L’Aquila mi ha aiutato. Dopo il terremoto la Condotta ha avviato una raccolta fondi per recuperare il Mercato della Terra contadino e aiutare tutti quei produttori che non avevano più uno spazio dove vendere ciò che producevano. Le difficoltà non sono state poche e negli anni grazie alla Condotta siamo riusciti ad affrontare e risolvere gli inevitabili problemi. La voglia di portare avanti questi ideali ha dato vita a una bella squadra dinamica».
Grazie al Presidio dei fagioli, Paganica ha conquistano una proficua visibilità. I telefoni hanno iniziato a squillare: in tanti volevano assaggiare i fagioli. Una notorietà che, ci racconta Matteo, ha messo alla prova aziende e strutture ricettive che non erano ancora preparate alla mole di richieste: sono stati tanti (e per fortuna) a voler visitare Paganica e i luoghi di produzione dei fagioli.
Con un certo orgoglio e rinnovata consapevolezza, possiamo dire che esperienze come quella di Matteo dimostrano che, oltre l’iniziativa individuale, la rete è fondamentale per portare avanti i propri progetti e quelli della comunità. Soprattutto se si parla di agricoltori e allevatori di piccola scala intenti a custodire la biodiversità agricola e alimentare. A nostro avviso l’azione più concreta per tutelare la salute dell’uomo e del pianeta.
Ecco perché è importante destinare il 5×1000 alla Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus: attraverso i progetti della Fondazione, favoriamo la creazione di reti come quella aquilana e sosteniamo quanti lavorano per ripristinare la biodiversità, nel rispetto delle persone e dell’ambiente, mentre si rafforzano le economie locali come quella di Paganica e di Matteo.
Il codice fiscale per destinare il 5×1000 a comunità come quelle di Matteo e a Slow Food è 94105130481. A te non costa niente, per tanti ragazzi come Matteo fa la differenza.
A cura di Desirée Colacino
d.colacino@slowfood.it