Cosa significa un barattolo di miele? Il tuo 5 x mille può fare la differenza

Il miele di Wukro, Presidio Slow Food – © Paola Viesi

C’è un prodotto che accomuna la storia di tre diverse realtà in Kenya, Tanzania ed Etiopia: il miele.

Gli Ogiek, una delle più antiche tribù del Kenya, vivono nelle foresta di Mau e sopravvivono grazie alle sue risorse naturali; la loro principale attività è l’apicoltura. Il Presidio del miele di Ogiek protegge l’ecosistema della foresta e promuovere il valore della cultura ancestrale del popolo Ogiek.

In Tanzania, nei pressi di Arusha, ai piedi del monte Meru, le donne dell’associazione Umangu hanno ripreso la produzione del miele delle api senza pungiglione. Fino a sessant’anni fa, il miele era raccolto in grandi quantità dagli alveari che si creavano all’interno dei tronchi secchi e nelle cavità del terreno, ma deforestazione e inquinamento hanno ridotto drasticamente la produzione. Il Presidio riunisce donne che vivono in condizioni disagiate (vedove, donne sole o vittime di violenza) per migliorare il loro tenore di vita.

La rete dei mieli di Etiopia, invece, comprende ben quattro Presìdi: il miele bianco del Tigray, il miele del vulcano Wenchi, il miele di Rira, il miele di Bore, e molte piccole comunità produttrici in diverse regioni del Paese. I mieli hanno caratteristiche organolettiche molto diverse, sono prodotti utilizzando arnie tradizionali (cilindri di fibre vegetali intrecciate e appese ad alcuni metri dal suolo), in altitudine e nelle foreste naturali.

Nel febbraio 2016, alcuni rappresentanti di questi gruppi di apicoltori hanno preso parte alla formazione tecnica tenuta da Moreno Borghesi, apicoltore italiano membro di Conapi (Consorzio Nazionale Apicoltori), che Slow Food ha organizzato grazie ai proventi del 5 per mille.

Tra loro, Fredrick Lesingo, del gruppo degli Ogiek, racconta: “abbiamo imparato nuove cose, che ci servivano molto e ancora non sapevamo: dal migliorare la qualità del miele al ricavare la cera o preparare creme; anche incontrare i produttori da altre zone del Paese e dalla Tanzania è stato molto utile.”

Mary Chepkemoi anche lei produttrice Ogiek è entusiasta della formazione ricevuta: “Grazie a Slow Food il gruppo ora prepara creme e le vende localmente per la prima volta, creando così una nuova fonte di reddito”.

Entrambi pensano che la quantità prodotta sia aumentata così come la qualità sia migliorata grazie alle nuove conoscenze.

Haika Elisamehe Temba, dell’associazione Umangu in Tanzania, racconta come l’aver condiviso quanto appreso con le altre donne dell’associazione abbia permesso di diversificare la produzione incrementando significativamente anche il reddito. Amina Mpole, come Mary, ha insegnato alle colleghe dell’area di Dodoma le nuove conoscenze e anche per loro la produzione e il reddito sono aumentati: “siamo passati da 10 a 20 arnie”.

Kemal Hassen, leader del Presidio del miele di Rira, in Etiopia, racconta che la loro vendita – sia di miele grezzo sia di quello lavorato e confezionato – è aumentata e che i barattoli sono molto apprezzati dai turisti che visitano la zona. Prima della formazione e di ricevere l’attrezzatura, i produttori vendevano il miele in maniera tradizionale senza separarlo dalla cera; ora hanno imparato un nuovo modo di lavorarlo e confezionarlo, eliminando le impurità e controllando il grado di umidità presente, vendendolo in barattoli di vetro. Inoltre, prima della formazione del Presidio, i produttori vendevano i loro prodotti individualmente, mentre ora hanno creato una cooperativa con la quale producono meglio e guadagnano di più.

Anche tu puoi supportare piccoli produttori africani come Fredrick, Mary, Amina, Haika e Kemal: destina il tuo 5 per mille alla Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus riportando il codice fiscale 94105130481 sulla tua dichiarazione dei redditi. L’Africa ci Riguarda.

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