Fondo Slow Food a sostegno delle Comunità del cambiamento

Linee guida per la selezione dei progetti

Contesto

La crisi sanitaria legata a Covid-19, che rischia di trasformarsi in tutto il mondo in crisi alimentare, potrebbe rappresentare, al contrario, l’occasione per promuovere un cambiamento radicale dei paradigmi socio-economici, a partire dalle comunità locali più virtuose: quelle che custodiscono il territorio e la biodiversità, che si prendono cura della salute dell’ambiente e dei cittadini, che producono, trasformano e distribuiscono cibo buono, pulito e giusto. Durante la quarantena queste Comunità hanno dimostrato una grande resilienza, ma erano e sono filiere fragili e oggi rischiano il collasso più di prima.

Slow Food sta lavorando per creare un fondo a sostegno di queste realtà, che ha definito “Comunità del cambiamento”: comunità capaci di mettere in relazione soggetti molti diversi fra loro (contadini, allevatori, pescatori, artigiani, ristoratori, botteghe, gruppi di acquisto, mercati di produttori, scuole, operatori della cultura e del turismo). Con questo fondo, Slow Food intende finanziare progetti di Comunità distribuiti su tutto il territorio nazionale, selezionando – secondo le seguenti Linee Guida – le iniziative più virtuose e aventi carattere di replicabilità.

In particolare, sarà cruciale valutare la loro capacità di realizzare un cambiamento positivo, impegnandosi ad adottare pratiche più sostenibili (ad esempio eliminando la chimica di sintesi, passando all’uso di energie rinnovabili, recuperando aree abbandonate e rigenerando terreni degradati, riducendo o eliminando l’uso di materiali non riciclabili per gli imballaggi) e di pratiche più inclusive (creando nuovi posti di lavoro per i giovani, per le donne, per i migranti o per categorie svantaggiate, condividendo e mettendo a disposizione le proprie esperienze e buone pratiche).

Qual è l’obiettivo generale?

L’obiettivo generale del fondo è supportare le Comunità nel processo di cambiamento dei sistemi alimentari locali, premiando le iniziative volte a una serie di obiettivi specifici:

  • Contribuire al mantenimento della biodiversità (varietà vegetali, razze animali, ma anche tecniche tradizionali e trasformati: pani, formaggi, salumi…)
  • Salvaguardare e/o rigenerare le risorse naturali (suolo, acqua e aria); tutelare il territorio dal dissesto, dall’inquinamento e dalla cementificazione; custodire e valorizzare i paesaggi rurali e il patrimonio architettonico e culturale.
  • Ridurre l’impatto ambientale delle attività al minimo – tramite il ricorso a pratiche agroecologiche, energie rinnovabili, cicli chiusi di produzione, riduzione degli scarti, riduzione dello spreco, uso di imballaggi minimi, realizzati con materiali riciclabili – e favorire lo sviluppo di un’economia circolare, al fine di mitigare la crisi climatica.
  • Migliorare la gestione del benessere animale (nel caso di allevatori o apicoltori).
  • Migliorare la salubrità e naturalità dei prodotti, ad esempio eliminando additivi e conservanti dai trasformati animali.
  • Migliorare le condizioni di lavoro e il benessere dei lavoratori.
  • Garantire la trasmissione di saperi intergenerazionale e/o tra gruppi sociali diversi.
  • Promuovere soluzioni creative e innovazioni tecnologiche funzionali alle economie locali sostenibili, di piccola scala e di prossimità.
  • Rafforzare la relazione e la conoscenza reciproca fra chi produce il cibo, chi lo trasforma, chi lo cucina, chi lo distribuisce e chi lo acquista, promuovendo filiere corte, dando ai consumatori la possibilità di conoscere il proprio cibo (la sua origine, il processo produttivo, i produttori) e sensibilizzandoli affinché possano fare scelte consapevoli, salubri e sostenibili.
  • Rafforzare economie locali basate sulla relazione e sulla collaborazione fra diversi attori presenti sul territorio: produttori, ristoratori, mercati, botteghe, operatori turistici (stimolando l’adozione da parte loro di azioni eco-sostenibili) e creare nuovi posti di lavoro.

Quali sono i risultati attesi?

Progetti avviati localmente, in ogni regione d’Italia, messi in rete fra loro e comunicati in modo diffuso attraverso i media e la rete di Slow Food, affinché possano rappresentare esempi di buone pratiche replicabili e creare un cambiamento tangibile nel settore agroalimentare italiano e nella società.

Miglioramento dei sistemi alimentari locali a partire dalla tutela della biodiversità agroalimentare e degli ecosistemi, dalla valorizzazione delle produzioni locali, dalla promozione di filiere corte, trasparenti ed eque e di una ristorazione di qualità, dall’educazione alimentare, ambientale e del gusto nelle scuole.

Rafforzamento delle economie locali e della capacità dei diversi soggetti presenti sul territorio di cooperare, di mettersi in rete, di supportarsi a vicenda e di creare nuovi posti di lavoro.

Maggiore accessibilità a un cibo buono, pulito e giusto (e locale) da parte di tutti.

Ampliamento e rafforzamento della rete Slow Food.

Quali sono le condizioni per l’ammissibilità delle proposte?

Per poter candidare il proprio progetto, è necessario rispondere ai seguenti criteri di ammissibilità:

  1. Rappresentare una comunità: non saranno finanziate singole imprese ma realtà complesse al cui interno operano più imprese, più singoli individui, più portatori di interesse (produttori, tecnici, cuochi, formatori, educatori, operatori del turismo e della cultura, botteghe, amministratori locali, consumatori) tenuti insieme da un progetto di filiera. Stiamo quindi parlando di una comunità di intenti, che ha un valore sociale, culturale ed economico, ma che non deve avere necessariamente una veste giuridica. È sufficiente che all’interno della comunità, un’entità legale si faccia carico di richiedere il contributo anche a nome degli altri beneficiari, indicandoli con precisione nella richiesta.
  2. Essere disponibili ad entrare nella rete Slow Food, avviando il percorso per creare (entro la durata del progetto) una o più comunità Slow Food ufficialmente riconosciute, o per entrare a far parte di comunità Slow Food esistenti.
  3. Rappresentare (o impegnarsi a diventare) un modello di produzione, trasformazione e vendita di cibo sostenibile e un’agricoltura (o un artigianato alimentare) familiare e/o di piccola scala.
  4. Garantire equità e trasparenza: la sostenibilità cui puntiamo è anche sociale. Chi candida un progetto deve rappresentare (o mirare a rappresentare) un modello anche in questo senso, garantendo massima trasparenza, rispetto dei diritti (di chi lavora, dei consumatori, delle altre specie viventi) e delle diversità (di genere, razza, religione, orientamento sessuale).

Quali sono i criteri di selezione?

Sarà data priorità ai progetti che intervengono su aree fragili dal punto di vista ambientale (come la montagna e le piccole isole) o sociale (come le periferie) e che coinvolgono giovani (sotto i 40 anni) e donne. Questi tre elementi daranno diritto a un ulteriore punteggio per un massimo di punti 9 (3 punti per elemento).

tabella

I progetti che ottengono una valutazione minima di 18 punti entreranno in una prima graduatoria realizzata su base regionale (ovvero raggruppando i progetti di ciascuna regione).

La graduatoria finale (nazionale) sarà formulata in modo da garantire il coinvolgimento di tutti i territori regionali: sarà supportato almeno un progetto per ciascuna regione, a patto che per ciascuna regione vi sia almeno un progetto che ha raggiunto il punteggio minimo di 18 punti.

Nella graduatoria si darà priorità ai punteggi massimi ottenuti e all’ordine cronologico di arrivo dei progetti, fino a esaurimento fondi.

I donatori che contribuiranno alla creazione del fondo potrebbero scegliere di destinare il proprio contributo su base regionale o per categoria merceologica o per filiera. In questo caso l’ordine cronologico dei contributi terrà conto anche di queste indicazioni.

Presentazione delle candidature

Nel mese di luglio 2020 si è svolta una prima sessione di candidature. Sono stati presentati 30 progetti che sono stati valutati dalla commissione nominata dalla Fondazione Slow Food per la Biodiversità. I progetti che hanno superato la selezione sono attualmente in corso di valutazione con visite e approfondimenti. È prevista una seconda sessione di candidatura nel corso del 2021.

Chi può presentare le candidature?

Le domande dovranno essere presentate online da una Condotta Slow Food, una comunità Slow Food, un’associazione Slow Food regionale oppure da realtà esterne alla rete Slow Food, che potranno mettersi in contatto con la Fondazione Slow Food per la Biodiversità e con i soggetti indicati sopra (la Condotta o la comunità Slow Food più vicina, l’associazione Slow Food della propria regione).

Chi fa la valutazione?

La valutazione dei progetti è effettuata da una commissione nominata dalla Fondazione Slow Food per la Biodiversità. Faranno parte della commissione  anche alcuni membri del Comitato Esecutivo e del Consiglio nazionale di Slow Food Italia.

Ciascun componente della commissione dovrà dichiarare l’assenza di conflitto di interesse.

Chi eroga i contributi?

La Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, che ogni anno pubblica un bilancio sociale e che ha tutti i requisiti per gestire questo tipo di operazioni garantendo massima trasparenza.

Quanto denaro è disponibile?

Per ogni progetto selezionato sarà erogato un contributo che andrà, di norma, da un minimo di 5.000 euro a un massimo di 30.000 euro onnicomprensivi. I contributi potranno essere in denaro o in attrezzature e servizi (valutandone, in questi casi, il valore di mercato).

Come è comunicato l’esito della selezione?

La lista dei destinatari selezionati per i finanziamenti sarà pubblicata sul sito web di Slow Food Italia e sul sito web della Fondazione Slow Food per la Biodiversità. L’esito positivo della selezione sarà inoltre comunicato al contatto principale indicato nella domanda.

L’esito dei lavori della commissione non è sindacabile. Tutti gli atti relativi alle valutazioni vengono pubblicati sul sito della Fondazione a chiusura dei lavori e comunque prima dell’emissione del nuovo bando.

Come avviene l’erogazione e che tipo di rendicontazione occorre?

La fase di realizzazione e supervisione si protrarrà per un massimo di 18 mesi.

L’erogazione del 50% del finanziamento avrà luogo entro 1 mese, a partire dalla selezione da parte della commissione.

Un altro 40% sarà erogato dopo 6 mesi, quando la Fondazione Slow Food riceverà la prima rendicontazione: i destinatari – attraverso la compilazione di un modulo apposito – dovranno presentare un primo stato di avanzamento lavori, descrivendo le attività svolte, i risultati raggiunti, il numero di persone coinvolte, l’elenco dei partner che hanno contribuito alla realizzazione del progetto.

L’ultima tranche (10%) sarà erogata a conclusione del progetto (al massimo dopo 18 mesi dall’avvio), quando la Fondazione Slow Food riceverà il report finale del progetto.

Ci sono due modi per sostenere le Comunità del cambiamento: