L’impatto degli orti
Sottotitoli disponibili in italiano, inglese, francese, tedesco e portoghese
I gruppi locali di Slow Food che in Africa gestiscono gli orti avviati in passato, fanno fronte a diverse sfide, dato l’aumento dei nuovi orti ogni anno.
Nei Paesi in cui la rete locale è già ben sviluppata, i gruppi affrontano difficoltà simili nel continuare a gestire gli orti esistenti in modo adeguato e costante, e questo vale soprattutto per i progetti situati in zone remote e di più difficile accesso; mantenere in attività gli orti già avviati è una sfida, a maggior ragione con l’espandersi della rete e tenendo nella debita considerazione il tema del turn-over per i coordinatori dei progetti.
Dal 2020 si sono intrapresi importanti sforzi per sviluppare un sistema efficace di monitoraggio e valutazione che rafforzasse la capacità di capitalizzare le esperienze già in atto, tracciando le istanze di cambiamento e i bisogni dal terreno, migliorando le capacità di risposta del quartier generale di Slow Food nei confronti dei beneficiari e delle loro richieste, ma anche potenziando le attività di sensibilizzazione e raccolta fondi per rispondere a queste esigenze. I coordinatori vogliono sistematizzare le visite sul terreno e l’accompagnamento o follow-up degli agricoltori almeno annualmente, ove possibile. Il sistema di monitoraggio e valutazione degli Orti Slow Food è in parte sulla piattaforma online Confluence, con diversi moduli dedicati agli orti scolastici o comunitari, sia in inglese che in francese.
Tra il 2010 e il 2021, grazie al programma Orti Slow Food in Africa:
- sono state coinvolte 470.000 persone nelle diverse iniziative (formazione, eventi, advocacy);
- sono stati raccolti più di 3.095.310,70 euro di donazioni;
- sono stati coinvolti più di 1.800 donatori (considerando qualsiasi somma donata) a nostro sostegno, in 32 Paesi;
- sono state finanziate 40 borse di studio alla UNISG per giovani africani.
La pandemia da Covid-19
In una certa misura, gli orti scolastici e comunitari in Africa hanno fornito un valido aiuto per fronteggiare le ripercussioni dei lockdown sul piano della sicurezza alimentare. Gli orti agroecologici Slow Food hanno garantito una fonte preziosa di cibo buono, pulito e giusto quando i mercati non potevano aprire e le fonti di reddito sono crollate drasticamente.
Durante la pandemia la rete Slow Food ha organizzato alcune iniziative di solidarietà.
In Uganda, nel giugno 2021, il Presidente Museveni ha stabilito che si potesse tornare al lavoro e a spostarsi con i mezzi pubblici solo se muniti di mascherine. Così, per incoraggiare le persone e le comunità a coltivare nuovi orti e accelerare la ripresa delle attività di Slow Food e dei contatti con la rete locale, lo staff di Slow Food Uganda ha avviato una raccolta fondi sul territorio per produrre e distribuire mascherine ai leader delle comunità e ai coordinatori regionali e degli orti. Inoltre, collaborando con organizzazioni che hanno sviluppato sistemi di vendita alimentare online, Slow Food Uganda ha fatto sì che le diverse comunità Slow Food, i produttori aderenti ai Mercati della Terra e i beneficiari del programma degli Orti accedessero a queste piattaforme in qualità di venditori.
In Kenya, l’emergenza sanitaria ha fornito un’occasione per 50 orti agroecologici comunitari Slow Food, 20 orti scolastici e 180 agricoltori di piccola scala coinvolti nella rete locale di Slow Food, di rafforzare le loro connessioni con i mercati locali. Si è messo a punto un sistema pilota di distribuzione alimentare, organizzando la raccolta del cibo dai produttori e la sua consegna presso punti strategici per la distribuzione alle comunità. Slow Food Kenya ha contribuito in modo determinante alla logistica, implementando e gestendo un calendario per la distribuzione alimentare e acquistando o noleggiando i veicoli necessari alla consegna del cibo. Le autorità e i governi locali non hanno fatto mancare il loro supporto istituzionale allo sviluppo del progetto (fornendo ad esempio le disponibilità dei punti di distribuzione), e hanno fornito un energico sostegno alla promozione dell’agroecologia nelle regioni interessate. L’iniziativa ha raggiunto circa 16.000 membri di comunità: 2.000 produttori e 14.000 consumatori, nelle contee di Nakuru, Narok e Baringo.
Altri esempi di buone pratiche sviluppate nel 2021:
Rispetto a molti altri Paesi, anche africani, l’Etiopia finora è stata risparmiata dal peggio del Covid-19: sebbene il Paese ospiti circa il 10% della popolazione africana, ha fatto registrare meno del 2% dei casi Covid di tutto il continente. Questo, tuttavia, non ha esentato il Paese dall’impatto della pandemia sulla vita quotidiana, anche in assenza di lockdown, a cui l’Etiopia – a differenza della maggior parte dei Paesi al mondo – non ha fatto ricorso.
Per dare un quadro più chiaro della situazione in Etiopia e del lavoro portato avanti dalla rete Slow Food in risposta alle nuove dinamiche prodotte dal Covid, abbiamo raccolto le parole di Eskender Mulugeta, fondatore di Food Secured Schools Africa, oltre che degli orti IncrEdible Gardens, e convinto sostenitore dell’agroecologia.
“In linea generale andiamo avanti; non siamo in lockdown, quindi si può andare al lavoro e acquistare il cibo, ma i prezzi alimentari sono schizzati. Un kg di cipolle adesso costa 40 birr (circa 1 euro), che è quasi il doppio di quanto costavano prima. La ragione di questo aumento dei prezzi non è del tutto chiara, ma è chiaro che dobbiamo farvi fronte, si deve fare qualcosa. Il primo passo potrebbe essere iniziare a produrre cibo in casa a livello individuale: agricoltura urbana e agricoltura domestica”.
Eskender Mulugeta, Etiopia, di Food Secured Schools Africa