Gli orti Slow Food in pillole
Gli orti africani di Slow Food seguono la filosofia del buono, pulito e giusto.
Ma che significa, in concreto, e che cosa li distingue dagli altri orti?
Ecco 10 ingredienti che non possono mancare negli orti di Slow Food.
- Sono realizzati da una comunità
Gli orti valorizzano le capacità di ogni membro della comunità, unendo diverse generazioni e gruppi sociali (associazioni di villaggio e scolastiche, amministrazioni locali ed enti no profit), recuperando il sapere degli anziani, mettendo a frutto l’energia e la creatività dei giovani, avvalendosi delle competenze dei tecnici.
- Si basano sull’osservazione
Prima di fare un orto bisogna conoscere a fondo il terreno, le varietà vegetali più adatte al territorio, le fonti d’acqua disponibili. Bisogna trovare sul posto le materie prime per realizzare la recinzione, la compostiera, il vivaio.
- Non hanno bisogno di grandi spazi
Osservando lo spazio con occhio creativo, si può scovare un campo adatto per l’orto nei luoghi più impensati: un tetto, un sentiero …
- Sono spazi di biodiversità
Gli orti Slow Food ospitano la biodiversità locale, che si è adattata al clima e al terreno grazie alla selezione dell’uomo. Varietà nutritive e resistenti, che non richiedono fertilizzanti chimici e pesticidi: ortaggi, piante medicinali, erbe aromatiche e tanti alberi da frutto (banani, manghi, agrumi).
- Producono i loro semi
I semi sono selezionati e moltiplicati dalle comunità affinché le piante siano più forti e adatte al proprio terreno e non si debba spendere denaro per acquistare le bustine.
- Sono coltivati con metodi sostenibili
Per combattere insetti nocivi o malattie si usano molti rimedi naturali (preparati a base di erbe, fiori, cenere …).
- Preservano l’acqua
Spirito di osservazione e creatività, ancora una volta, sono fondamentali. Una semplice grondaia, una vasca o un serbatoio per raccogliere l’acqua piovana, così come le tecniche agroecologiche per ridurre i consumi d’acqua contenendo l’evaporazione e l’erosione dei terreni, risolvono problemi che parevano insormontabili ed evitano soluzioni costose.
- Sono aule all’aria aperta
Gli orti sono un’ottima opportunità per far conoscere ad adulti e bambini le varietà vegetali autoctone, promuovere una dieta sana e varia, imparare a evitare le sostanze chimiche, valorizzare e insegnare il mestiere del contadino.
- Sono utili, ma anche divertenti
Gli orti sono uno strumento semplice ed economico per avere a disposizione cibo sano e nutriente. Anche nei villaggi più remoti e nelle scuole più povere, gli orti Slow Food sono al contempo luoghi di giochi, feste e divertimento.
- Sono in rete
Gli orti vicini si scambiano semi. I più lontani si scambiano idee e informazioni. I coordinatori si incontrano, si scrivono, stringono legami di collaborazione e amicizia. Il gemellaggio tra scuole e condotte di tutto il mondo con scuole e comunità africane permette di sostenere la creazione di nuovi orti ovunque nel continente.
Un orto è una goccia nel mare rispetto ai problemi con cui si confronta l’Africa ogni giorno. Ma se di questi orti ce ne sono cento, mille, diecimila, e tutti insieme dialogano e si sostengono, il loro impatto cresce. Insieme, possono trasformarsi in un’unica voce: contro il land grabbing, gli ogm e l’agricoltura intensiva, a favore dei saperi tradizionali, della sostenibilità e della sovranità alimentare. E possono rappresentare una speranza per migliaia di giovani.
Per realizzare migliaia di orti in Africa è fondamentale costruire e formare una rete di leader africani. Per questo la Fondazione Slow Food è impegnata a sostenere il lavoro dei coordinatori locali, ad ampliare la rete di tecnici africani (agronomi e veterinari), a organizzare scambi di esperienze, a finanziare borse di studio per giovani africani (presso l’Università di Scienze Gastronomiche).