Partendo dal cibo, si può arrivare all’equità e alla giustizia, alla cura dell’ambiente, a un’economia che sia meno invasiva e meno distruttrice, alla solidarietà. Tutto questo si realizza se facciamo comunità. [perché le comunità] Nella loro vita interna si basano su un modello di cooperazione, che è quello a cui dobbiamo guardare in futuro. Il modo di essere basato sulla cooperazione è anticipatore del cambiamento, e disegna un pezzo di futuro.
Carlo Petrini
Non è stato facile (e non lo è) attraversare la crisi sanitaria, economica e sociale che purtroppo tutti conosciamo. Non è stato facile soprattutto per le realtà già fragili. Però abbiamo davanti una grande opportunità: portare avanti il bene comune e il bene relazionale come elementi distintivi della nuova economia.
Siamo davanti a due cosmogonie: quella del profitto, della finanzializzazione, della competitività; e quella della cooperazione, della solidarietà, dei beni comuni e relazionali, quella di un profitto giusto. Slow Food ha scelto di portare avanti la seconda, da sempre con i suoi progetti e oggi con un nuova formula: le Comunità del cambiamento.
Progetto collettivo, basato sulla relazione, sulla condivisione di linguaggi, significati, abitudini, esperienze e memoria storica, le Comunità del cambiamento affondano le loro radici nella terra di appartenenza, ma sono aperte allo scambio e alla conoscenza. Proprio come i cibi, con il loro forte legame con le geografie e la cultura locale, ma allo stesso tempo frutto di scambi, migrazioni e prestiti culturali.
Non abbiamo immaginato le Comunità come società definite da vincoli burocratici e giuridici, ma come un soggetto che produce ricchezza condivisa per tutti i protagonisti di un territorio: allevatori, agricoltori, viticoltori, pescatori e ristoratori e quanti si impegnano per una filiera alimentare buona, pulita e giusta.
Oltre alla loro tenacia, le Comunità del cambiamento hanno bisogno del nostro sostegno, anche di quello economico. Per questo quest’anno abbiamo deciso di destinare a questo progetto i fondi raccolti con il 5xmille alla Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus (CF 94105130481).
Ripercorriamo oggi il viaggio che ci ha portato a definire il progetto, mentre in questo momento le candidature per la formazione delle nuove Comunità sono in fase di analisi.
Le Comunità del cambiamento, la crisi economica e la ripresa
Il Mercato della Terra di Bergamo è stata la prima testimonianza di cui vi abbiamo raccontato, quella di una comunità stremata e tuttavia capace di ripartire. I produttori del Mercato della Terra di Bergamo si sono riuniti e hanno iniziato, con tutte le limitazioni di natura socio-sanitaria, a riprendere la vendita dei prodotti della terra.
«Le prime due giornate di mercato sono andate bene. All’inizio c’è stata un po’ di esitazione da parte della popolazione: le persone dovevano riabituarsi a uscire di casa, dopo così tanti mesi di vita isolata. Nonostante ciò l’affluenza è stata buona e i produttori erano soddisfatti»,
ci raccontava a luglio Gaia Monzio Compagnoni, la neo-direttrice dei produttori del Mercato.
La lunga chiusura della ristorazione, la difficile ripresa delle attività durante l’estate ha provocato la contrazione negli ordini dei prodotti. Ciò ha messo in difficoltà molti produttori, come ci ha raccontato Baldo Cucchiara, produttore di Vastedda del Presidio Slow Food a Salemi, nel cuore della Valle del Belìce.
«La produzione di formaggi freschissimi e freschi in Sicilia avviene proprio tra la metà di febbraio e la fine di maggio: si tratta del 40% della produzione annuale. E il 70% è destinato alla ristorazione, alle attività turistiche, alle pasticcerie, tutte realtà che con le restrizioni hanno dovuto chiudere, con una ricaduta diretta sulla nostra possibilità di vendita. Abbiamo quindi dovuto privilegiare la produzione di formaggi stagionati, come il pecorino siciliano Dop e abbiamo addirittura congelato la ricotta»
Per Slow Food le Comunità del cambiamento sono portavoce di un’economia sana, di relazione, basata sulla cooperazione e non sulla competizione, fondata sulla cura e sul rispetto e non sul saccheggio sconsiderato delle risorse naturali.
Da un lato il lockdown ha aiutato la natura a ritrovare un proprio equilibrio, proprio in virtù dell’assenza umana in molti luoghi, dall’altro ha messo in seria difficoltà molte piccole realtà in tutta Italia. Un esempio è quanto è accaduto nella Riserva di Torre Guaceto.
«È stata davvero tosta per i pescatori, ma la chiusura totale dovuta al Covid-19 ha fatto bene alla riserva: dai primi dati si registra un aumento delle popolazioni ittiche, dovremo trarne insegnamento».
(Alessandro Ciccolella, direttore della riserva marina di Torre Guaceto)
Le Comunità del cambiamento rappresentano la visione di Slow Food che lavora e sostiene la transizione ecologica dell’agricoltura e nuove e spazi più inclusivi, come ribadisce Carlo Petrini: « Se non siamo inclusivi, non possiamo cambiare le cose, e per farlo è necessario avere una rete, fortificarla, implementarla, perché questa non è una formula solo organizzativa. È una formula politica. È la nuova politica. L’inclusività può avere una grande incidenza anche nel cambiamento di paradigma. Dobbiamo cambiare il paradigma di una politica economica basata esclusivamente sul profitto, e volgerci a una politica economica che guardi ai beni comuni, ai beni relazionali, che riduca le disuguaglianze, che abbia rispetto per l’ambiente, che metta davanti la solidarietà.»
I giovani della Valle del Lys nella loro attività anticipano e rendono operativa e reale questa visione. Sono un bell’esempio della nostra idea di Comunità del cambiamento, ben espressa nelle parole di Federico Chierico, titolare dell’azienda Paysageamanger:
«L’agricoltore non lavora solo per sé ma anche per la comunità in cui vive» racconta Federico. «Per questo per me è importante concentrare l’attenzione sulla scelta individuale. Quella dell’agricoltore e di chi s’impegna a produrre cibo in modo sostenibile, e quella del consumatore e del ristoratore che possono decidere che tipo di modello economico e agricolo privilegiare con i loro acquisti.»
Per il cambiamento e la ripresa ci vogliono tutta la tenacia e la passione degli artigiani e di chi si impegna nel suo lavoro, ma anche il sostegno di noi tutti. Per questo le donazioni del 5xmille saranno destinate da Slow Food, già a partire da Novembre, a sostenere le Comunità del cambiamento.
Se ancora non l’hai fatto, scegli di donare il tuo 5xmille alla Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, indicando il
codice fiscale
94105130481