Il Romorantin, vitigno bianco, è considerato da alcuni come il prodotto di un incrocio tra il Gouais blanc e il Pinot noir, un po’ come lo Chardonnay. Vitigno tipico della Sologne, molto ben adattato a un terreno siliceo, dà grappoli medio-grandi con acini di piccoli dimensioni, ma è molto vulnerabile alla botrytis. Spesso presentato come “rosso mascherato da bianco” per via dell’elevato tenore di tannini della buccia, si presta a macerazioni lunghe, come un vitigno rosso. Sviluppo un gusto rotondo in bocca, si può spesso vendemmiare tardi e sprigiona aromi di fiori bianchi, miele, acacia, prugne, albicocca o pesca. Il vino che se ne ricava si presta bene all’invecchiamento. Il suo utilizzo negli uvaggi è autorizzato da un unico disciplinare, quello del Cour-Cheverny AOC, dove la fa da padrone. Al di fuori dell’area di denominazione, del resto, è coltivato su una decina di ettari.
Sarebbe stato introdotto in Loir-et-Cher nel 1519 da Francesco I, che aveva fatto trapiantare dalla Borgogna 60.000 piedi (80.000 secondo altre fonti) presso il castello di sua madre Luisa di Savoia, a Romorantin.
Molto raro in Francia, è un vitigno legato a un’unica AOC (58 ettari di vigna, praticamente una delle denominazioni vitivinicole più modeste di Francia.) All’epoca dell’enologia intrusiva i suoi caratteri organolettici tendenzialmente inclassificabili hanno finito per marginalizzarlo.
Torna all'archivio >Il aurait été introduit par François Ier en 1519 dans le Loir-et-Cher qui aurait fait transplanter de Bourgogne 60 000 pieds (ou 80 000 selon les sources) auprès du château de sa mère, Louise de Savoie, à Romorantin.
Très peu présent en France, ce cépage n'est autorisé que par une AOC (58 hectares de vigne, cequi en fait l'une des appellations en vin les plus petites de France). Ses caractéristiques organoleptiques un peu inclassables l'ont marginalisé à l'époque de l'oenologie intrusive.
