L’isola di Sant’Erasmo è la seconda isola per estensione della laguna Veneta, dopo l’isola sulla quale è costruita la città di Venezia. Già alla fine del Cinquecento Francesco Sansovino nella sua opera “Venetia, città nobilissima et singolare”, si riferiva a Sant’Erasmo come a un’isola ricca di orti e vigneti, che riforniva "alla città copia di herbaggi, e di frutti, in molta abbondanza e perfetti". Il suo clima è particolare; il terreno argilloso è ricco di sali, dovuti al fatto che qui la vite cresce circondata dalla laguna. Le radici della vite entrano in contatto in profondità con l’acqua salata che conferisce un sapore particolare all’uva dorona coltivata sull’isola.
Testimonianze della presenza di questo vitigno a bacca bianca rimandano ai tempi dei romani. Ma nei secoli della Serenissima tutte le isole della laguna avevano vigneti, le antiche mappe riportano nomi di località che chiaramente fanno riferimento alla viticoltura. In passato l’uva era vinificata direttamente dai viticoltori sull’isola e il vino era venduto nella città di Venezia. Al tempo si usava anche far rifermentare le vinacce nell’acqua, senza aggiungere zucchero. Questa bevanda si chiamava bevandea e si consumava in estate. Le bottiglie erano tenute al fresco sotto terra.
Fino al 1966 nelle vigne di Sant’Erasmo si coltivavano tre vitigni: dorona (detta anche dora), bianchetta e raboso veronese. Nel 1966 violente mareggiate provocarono ondate altissime che spazzarono via tutti gli orti di Sant’Erasmo e causarono un’estrema salinizzazione dei terreni; questo spinse numerosi agricoltori isolani ad abbandonare gli orti e a cercare lavoro nelle fabbriche delle isole vicine. Negli anni successivi furono inoltre introdotti vitigni internazionali come merlot, trebbiano, cabernet. Oggi l’isola conserva ancora un vigneto di dorona, coltivato dal contadino che ha recuperato i vitigni rimasti dopo il disastro del 1966 reimpiantandoli nella zona detta delle Motte. Le piante più vecchie risalgono al 1870, mentre le più giovani sono state piantate negli anni ’70, dopo l’alluvione del 1966. Ci sono viti dorona anche in un vigneto vecchio sull’isola di Mazzorbo.
Il dorona si vendemmia in settembre, a mano. Il vino ha un aroma salmastro assolutamente particolare.
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