Traduzione emiliana del francese chasselas, si tratta di un vitigno a bacca bianca coltivata nei colli bolognesi tra Castello di Serravalle e Monteveglio (due località del comune di Valsamoggia, Monte S. Pietro e Casalecchio.
Il grappolo è formato da piccoli acini tondi con una buccia molto lucida e sottile, di colore dorato. Ha una maturazione piuttosto precoce e si raccoglie nella metà di agosto. Si consuma soprattutto come uva da tavola ed in passato si destinava anche alla vinificazione. Buona parte dei poderi nelle valli del Samoggia, del Lavino e del Reno avevano diversi filari di quest’uva che, dopo la vendemmia, si vendeva in Italia ma anche all’estero (in Germania ed Austria). Per confezionare il prodotto nei tipici plateau di legno di pioppo, si impiegavano diverse donne che sforbiciavano gli acini marci oppure immaturi usando delle forbici chiamate giurein.
Negli anni Sessanta del secolo scorso comincia la concorrenza dell’uva da tavola proveniente dal centro-sud, soprattutto Puglia, dagli acini più grandi e resistenti. A questa progressiva sostituzione, si aggiunge l’estrema delicatezza e complessa lavorazione che richiede l’uva durante la vendemmia. Ad oggi sono rimasti in pochi ad avere ancora qualche filare e vendono l’uva direttamente al consumatore.
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