L’uva Baresana si produce in provincia di Bari da tempi remoti; le prime citazioni bibliografiche risalgono al 1700, ma si presume fosse già presente in zona. Il nome ‘Baresana’ è stato introdotto dai piccoli agricoltori per unificare commercialmente la miriade di nomi locali (ad Adelfia Duraca, ad Acquaviva delle Fonti Lattuario, altrove Sacra, Roscio, Imperatore, Turca, ecc.). Il vitigno è attualmente presente in vecchi vigneti promiscui dell’entroterra barese.
Questa uva ha acini croccanti, di colore bianco-giallo perlato trasparente, dalla buccia sottilissima e di grandezza variabile, tra 1 cm ed 1,5 cm di diametro. Dolce e molto fruttata, se ne riconosce la giusta maturazione solo quando il chicco, diventando trasparente, lascia intravedere chiaramente i semini al suo interno. Il vitigno presenta un vigore molto elevato e talora eccessivo; precoce nelle fasi fenologiche di germogliamento (25-30 marzo) e fioritura (20-25 maggio), matura solitamente a inizio settembre in controspalliera, a fine settembre nei tendoni. Il vitigno è capace di buone produzioni ma è consolidata la tecnica di diradamento dei grappoli per ottenere produzioni qualitativamente apprezzabili. Al raggiungimento di un elevato grado zuccherino sugli acini esposti al sole tende a comparire una caratteristica punteggiatura o rugginosità. L’uva è particolarmente apprezzata e ricercata per le peculiari caratteristiche organolettiche quali dolcezza, eccezionale croccantezza dell’acino e colore della buccia. Presenta una ridotta conservabilità (rapido disseccamento del rachide e perdita di turgore delle bacche) e conseguentemente scarsa attitudine al trasporto su lunghe tratte.
Allevati ad alberello classico o modificato a controspalliera, in cui si mescolano ceppi di diverse varietà da uva da vino e da tavola, e talvolta anche alberi di olivo e da frutto. In tempi non molto lontani l’uva baresana, per la sua dolcezza, veniva lasciata essiccare sulla pianta (ormai spoglia di foglie), per poi essere raccolta e cotta insieme ai fichi secchi per ricavare il noto e antico vincotto barese.
Questa uva rischia di scomparire in quanto il rischio che vengano espiantati i vitigni è molto alto. Infatti si sta abbandonando questa coltura per far posto a nuove varietà ibride e apirene più produttive.
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