La pupazza frascatana è un dolce storico di Frascati, città situata alle porte di Roma, che raffigura una giovane donna con tre seni.
La simbologia è antica ed evoca una tradizione millenaria in cui la figura femminile rappresenta fertilità e abbondanza. Già ai tempi di Roma imperiale infatti era usanza donare ai bambini a inizio anno durante la festa della Sigillaria (da sigillum, statua) un biscotto di marzapane e miele rappresentante una bambolina con tre seni o un animaletto, mentre gli adulti si scambiavano figure di coccio (sigilla) beneauguranti.
Sebbene le memorie popolari locali riportino diversi racconti sulla creazione della pupazza frascatana, tutte si ricollegano a tale antica simbologia. Secondo una delle versioni più celebri, il dolce rappresenterebbe la figura di una balia, ritenuta capace di calmare i piccoli irrequieti con una piccola dose di buon vino, succhiato da un ciuccio di stoffa inzuppato nel vino Frascati, quasi un seno posticcio. Roberto Eroli, esperto di storia locale, riporta invece il racconto del nipote di una storica pasticciera frascatana secondo il quale la pupazza è il frutto di una variante casuale, ma ormai consolidata, a cui sarebbe seguita, nel dopoguerra, l’idea di creare un legame con l’antica tradizione vinicola del posto.
La ricetta è semplice, pur richiedendo una particolare abilità nella preparazione. L’impasto prevede pari quantità di farina tipo “0” (ma qualcuno usa anche la farina “00”) e miele, generalmente di acacia o millefiori, a cui taluni aggiungono del miele di castagno, spezie o aroma di agrumi. I tratti del viso sono disegnati con semplici incisioni o con chicchi d’orzo o di caffè, pezzetti di canditi o di zucchero; mentre per i monili ornamentali possono essere usate perline dolci argentate.
Ognuno dei sette artigiani che producono ancora questo biscotto conserva una propria matrice per dar forma alla pupazza e applica la ricetta di base, con piccole varianti personali.
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