Pomodoro della selva

Arca del Gusto
Torna all'archivio >

Il pomodoro del bush (Solanum cleistogamum) maturo, noto anche come kutjera, kampurarpa o akatjura, è un frutto di colore giallo pallido molto nutriente e dal sapore dolce. Cresce su un piccolo arbusto con foglie di colore verde oliva e fiori viola chiaro. La pianta si trova nei deserti dell’Australia centrale di Northern Territory, South Australia, Western Australia e Queensland, in particolare nelle dune di sabbia coperte di spinifex sopra i laghi salati.
Il frutto è pronto per la raccolta a fine autunno-inizio inverno, quando raggiunge la dimensione di un piccolo chicco d’uva e si è essiccato sulla pianta. Può essere conservato per molti anni. Le radici del pomodoro del bush possono restare dormienti per molti anni finché non si presentano le condizioni adatte perché cresca nuovamente, normalmente dopo un incendio.
Il pomodoro del bush è consumato dalle popolazioni indigene dell’Australia centrale da decine di migliaia di anni ed è un elemento molto importante della mitologia del Pitjantjatjara Dreaming. Ha un sapore forte, simile a quello dei pomodori essiccati, e molto fragrante. Quando il frutto è ancora fresco sulla pianta è possibile sentirne il dolce aroma caramellato da distante.
Sebbene si tratti di un importante alimento di base per molte comunità indigene, occorre fare attenzione quando lo si raccoglie. Esistono infatti diverse specie di Solanum dall’aspetto molto simile e tutte contengono la tossina solanina nei frutti non maturi. Solo poche specie la perdono con la maturazione, diventando così commestibili per il consumo umano. Il consumo eccessivo dei frutti maturi essiccati può inoltre avere effetto lassativo.
Le radici della pianta sono usate come medicina tradizionale, cotte nella cenere e poi pelate e usate per curare il mal di denti. Esistono anche alcune prove delle presunte qualità contraccettive della pianta.
Tradizionalmente il pomodoro del bush è raccolto allo stato selvatico, tuttavia oggi è anche coltivato commercialmente da alcune comunità indigene, che usano l’irrigazione per estendere la stagione del raccolto da due a otto mesi. Allo stato selvatico sta diventando raro e difficile da trovare, prevalentemente a causa dei bovini e di altre specie introdotte (come cani e cammelli) che pascolano e si nutrono del frutto maturo.

Torna all'archivio >

Altre informazioni

Categorie

Frutta fresca, secca e derivati

Segnalato da:Andrew Dempster