Le Noci Bunya erano un tradizionale cibo delle popolazioni indigene che vivono in una limitata area delle foreste pluviali, nella parte sud-orientale del Queensland, e precisamente nella zona del Great Dividing Range, ora conosciuto come Parco Nazionale delle Montagne Bunya. Nella forma e nel sapore questi frutti ricordano le castagne. In estate le ostilità fra le popolazioni indigene venivano sempre interrotte perché questi si mettevano in marcia anche per lunghe distanze al fine di banchettare e festeggiare la maturazione delle noci. Il loro habitat naturale è stato in buona parte disboscato, ma alcuni dei primi contadini bianchi piantarono pini da Bunya per il consumo familiare. Oggi vi è un rinnovato interesse sia da parte delle popolazioni indigene sia da parte delle comunità di coloni e, nel 2002, all’Università di Griffith si è tenuto un convegno sulle noci Bunya. Tuttavia la grande espansione demografica che sta interessando il Queensland sud-orientale è destinata a ridurre ulteriormente, nei prossimi vent’anni, il numero di pini da Bunya. Le noci derivano da una conifera del genere Araucaria, che risale all’era Giurassica, 180 milioni di anni fa. Quando 45 milioni di anni fa la Gondwana si separò in più isole, i pini da Bunya continuarono a vivere in piccole aree dell’Australia. Questi pini sono strettamente legati agli alberi Monkey Puzzle (Araucaria araucana) del Sud America. Le noci di entrambi sono stati un importante cibo per le popolazioni indigene e tuttora le noci del Monkey Puzzle sono un’importante risorsa alimentare in Cile. I pini da Bunya sono alberi maestosi che svettano nelle foreste pluviali del Queensland, le cui grandi pigne verdi (delle dimensioni di un pallone da calcio) sono nascoste fra i rami. Un albero maturo di 15-20 anni produce raccolti eccezionalmente buoni a cicli di 2-3 anni. Raggiunta la maturità le pigne si staccano dall’albero, arrivando a pesare dai 5 ai 10 Kg, e a contenere da 30 a 100 noci. Una volta raccolte vanno congelate o lavorate nel giro di una settimana. Le noci hanno una forma a cuneo, sono facilmente estraibili da una polposa pigna fresca, e si presentano rivestite da un guscio di legno, che può essere successivamente rimosso con delle cesoie o con l’uso attento di un resistente coltello affilato. Sono invece facilmente sgusciabili se ancora calde, dopo essere state cotte dentro il loro guscio. Come proprietà nutritive sono simili alle castagne, ricche di amido e non oleose. Ogni noce pesa all’incirca 15 grammi e contiene 130 KiloJoules (32 Calorie), con più amido e proteine di una noce media. Le noci crude presentano una struttura secca e croccante e il sapore ricorda quello di una castagna con note di pino. Se fatte bollire nei loro gusci per 20-30 minuti, la loro struttura diventa plasmabile e possono venire facilmente tagliate o ridotte a una purea. Tradizionalmente le popolazioni indigene mangiavano le noci crude o arrostite e, talvolta, le sotterravano nel fango per mesi in modo da intensificarne il sapore. Crude e conservate con il loro guscio in refrigeratori (dentro contenitori sigillati) per diversi mesi, acquisiscono un sapore più dolce, probabilmente simile a quello che si otteneva immergendole nel fango. I primi coloni bianchi (circa 200 anni fa) spesso bollivano queste noci non sgusciate insieme alla loro carne di manzo conservata sotto sale. Le noci venivano anche conservate con il guscio dentro sacchetti umidi, fino a quando, nel giro di una settimana, fossero spuntati i germogli. Quando questi ultimi raggiungevano una lunghezza di 5-10 cm le noci (ancora dentro il guscio) venivano bollite per 20-30 minuti e quindi sgusciate e servite bollenti. Attualmente le noci vengono mangiate fresche, bollite o arrostite dentro il guscio. Bollite (intere, a fette o in purea) possono essere utilizzate nella preparazione di dolci e piatti saporiti. Metodi di cottura troppo asciutti rendono la polpa dura e non più commestibile. Il legno di Bunya è eccellente per affumicare sia la carne che il pesce. I pini da Bunya crescono naturalmente in due aree del Queensland sud-orientale (principalmente tra Nambour e Gympie e ad ovest delle Montagne Bunya) e anche in una piccola area nel Queensland del nord presso il Monte Lewis e le Cascate Cunnabullen. Gli animali digeriscono sia le noci sia i tuberi e gli alberi si diffondono solamente tramite la caduta di semi ai loro piedi, ma occasionalmente questi semi crescono fino a diventare alberi maturi. Buona parte dell’area storica nativa è diventata oggi area agricola, e molte fattorie possiedono dei vecchi pini Bunya sul proprio terreno. Nel 1908 22.500 acri delle Bunya Mountains diventarono parco nazionale come riserva a protezione degli alberi Bunya dai boscaioli. Le Montagne Bunya sono considerate un luogo quasi sacro, onorato come l’Uluru dalle popolazioni indigene del Queensland sud orientale. Le noci Bunya erano apprezzate così tanto dai popoli indigeni che questi arrivavano a viaggiare anche 300 chilometri per raggiungere le Montagne Bunya nella stagione della maturazione dei frutti (da gennaio a marzo). Qui si festeggiava con banchetti in onore delle noci. Molte famiglie che possedevano degli alberi Bunya incidevano i tronchi in modo da potersi arrampicare fino a 40 metri di altezza e raccogliere le pigne anche fra i rami più alti. Le popolazioni che risiedevano fra queste montagne dividevano le loro noci con gli abitanti di quelle provenienti dalla costa, i quali in cambio fornivano del pescato quando i primi gli rendevano visita. Questa tradizione si perse con l’arrivo dei coloni bianchi. Tom Petrie, il figlio di un colone libero bianco, fu l’unico che viaggiò con 100 indigeni da Brisbane fino a uno di questi banchetti, e descrisse la sua esperienza nel libro “Tom Petrie’s Reminiscences of Early Queensland”, pubblicato nel 1904. Attualmente le popolazioni indigene sono entusiaste all’idea di recuperare questa tradizione festosa.
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