Miel de la Tapoa
Il miele è stato, fin dalla notte dei tempi, un prodotto molto importante nella tradizione Gourmantché, l’etnia che abita i territori della Tapoa, nella regione orientale molto ricca di biodiversità del Burkina Faso. Qui l’apicoltura, favorita dalla presenza di una vegetazione di savana molto ricca e variegata, si è sviluppata in particolare nella falesia di Goubnangou, che fa parte della catena dell’Atakora. Le popolazioni che vivono in quest’area sono quelle più tradizionalmente legate al miele.
Alcuni detti della tradizione Gourmantché testimoniano il forte legame culturale con questa attività produttiva, tra questi: “tutto ciò che è di colore rosso ha due significati: brucia come il fuoco, è delizioso e dolce come il miele” oppure “accettare l’invito dell’ape (la puntura) significa accettare la gioia e il dolore della vita (miele)” e ancora “avere il cuore d’ape significa accettare di sacrificare la propria vita per la comunità”. Il miele è presente in tutte le feste tradizionali che scandiscono la vita degli abitanti (fidanzamento, matrimoni, fine dei raccolti, funerali, circoncisione, grandi sacrifici). Il miele fa anche parte dei riti religiosi e animisti ed è ampiamente utilizzato nella medicina tradizionale dove è usato per trattare morsi di serpente, ustioni o mal di stomaco. In passato, ogni famiglia aveva una riserva di miele per ogni evenienza. La cucina tradizionale lo usa in preparazioni classiche come la “boulli”, una miscela a base di cereali, in bevande come l’”eau blanche” la tipica bevanda di benvenuto, analcolica, che viene offerta all’arrivo degli ospiti, oppure nel “dolo-miel”, una bevanda fermentata a base di miglio, farina di baobab e miele.
La specie di ape presente nella Tapoa è l’Apis mellifera adansonii. In questa area caratterizzata dalla presenza di savane e da un clima quindi piuttosto arido, le api bottinano un’ampia varietà di essenze autoctone che consentono di produrre, oltre a mieli millefiori di alta qualità, anche mieli monoflorali. Tra le specie più diffuse c’è il karitè (Vitellaria paradoxa), il tamarindo (Tamarindus indica), la Sarcocephallus laxiflorius, la Daniellia oliveri e varie specie di Euphorbia sp. e Combretum sp. Fortunatamente, la ricchezza di biodiversità della Tapoa si è conservata grazie alla presenza di molte aree naturali protette, in particolare il Parco Nazionale dell’Arly, e la Riserva Transfrontaliera della Biosfera chiamata Parco della W.
Anticamente il miele veniva raccolto direttamente dagli alveari naturali, poi l’apicoltura ha iniziato a strutturarsi e gli apicoltori hanno cominciato a fabbricare delle arnie, dapprima in legno e ora in paglia intrecciata che vengono posizionate legate ai rami alti degli alberi. Da una decina d’anni si sono diffuse anche le arnie di tipo keniano o top bar, che consentono una gestione più efficiente dell’alveare per fini produttivi.
Attualmente il miele della Tapoa è abbastanza raro, il prezzo è alto ed è accessibile solo alla classe medio alta della popolazione burkinabè. Gli apicoltori – in questa regione ci sono oltre 1300 piccoli produttori – lo vendono subito, appena raccolto, grazie a una richiesta che supera di molto la produzione. Questo fa sì che i bambini, nelle comunità produttrici, non abbiano quasi mai accesso al miele, nonostante ne siano molto golosi. Non solo, c’è il rischio che questo prodotto particolarmente identitario e importante nell’alimentazione locale scompaia dal mercato a causa di un rischio recente legato alla presenza del terrorismo fondamentalista, che si sta impadronendo della parte orientale del paese, mettendo in grave difficoltà gli scambi con quella regione.
I crescenti pericoli legati alla radicalizzazione del paese stanno rallentando anche i progetti che vedono all’opera nella regione della Tapoa l’Ong ACRA che, grazie ai contributi delle Fondazioni For Africa Burkina Faso e dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), ha avviato un grande lavoro di collaborazione con gli apicoltori locali riuniti nell’Unione dei produttori di miele della Tapoa. Grazie a questi fondi, a Diapaga, capoluogo della provincia, l’Unione degli apicoltori gestisce oggi una mieleria, che garantisce una commercializzazione del miele equa per i produttori e di qualità per i consumatori.
Torna all'archivio >Nombreuses sont les expressions linguistiques faisant référence aux abeilles et au miel dans la culture locale : « Tout ce qui est rouge a deux significations : la brûlure du feu et la douceur du miel » ; « Accepter la piqûre de l'abeille, c'est accepter les aléas de la vie » ; « Avoir un cœur d'abeille » signifie accepter de sacrifier sa vie pour la communauté. Le miel est présent dans tous les rites et festivals des Gourmantché, y compris les fiançailles, mariages, récoltes, enterrements, circoncisions et sacrifices importants. Il joue également un rôle dans les rituels religieux et est très utilisé en médecine traditionnelle, par exemple pour traiter les morsures de serpent, brûlures ou maux de ventre. Autrefois, chaque famille possédait sa réserve de miel, prête à l'emploi en toutes circonstances. Enfin, le miel est un élément central de la cuisine gourmantché : il intègre les préparations classiques telles que la bouillie (un mélange de céréales) et des boissons comme l'eau blanche (boisson de bienvenue typique, sans alcool et offerte aux invités à leur arrivée) ou le dolo-miel (boisson fermentée à base de millet, farine de baobab et miel).
Les abeilles à miel (Apis mellifera adansonii) de l'écosystème aride que constitue la savane de la Tapoa collectent le nectar d'une grande variété de plantes et les apiculteurs produisent des miels monofloraux et toutes fleurs de haute qualité. On retrouve parmi les plantes mellifères les plus répandues les karité (Vitellaria paradoxa), tamarin (Tamarindus indica), Sarcocephallus laxiflorius, Daniellia oliveri et différentes espèces d'euphorbe et kinkéliba (Combretum). Par chance, la présence de zones naturelles protégées, en particulier la Réserve totale de faune d'Arly et le Parc national du W, à cheval entre Bénin et Niger, a permis la conservation de la biodiversité locale.
Par le passé, on extrayait le miel directement des colonies sauvages. L'apiculture a ensuite remplacé la récolte sauvage et les apiculteurs ont commencé à fabriquer des ruches en bois ou, comme c'est plus souvent le cas aujourd'hui, en paille tressée, attachées à des branches d'arbres. Le recours aux ruches kenyanes (KTBH) s'est répandu dans la Tapoa durant la dernière décennie, permettant une production et une gestion des essaims plus efficace.
Aujourd'hui, le miel de la Tapoa reste un produit rare et son prix élevé ne le rend accessible qu’aux classes moyennes supérieures burkinabées. On compte plus de 1300 petits apiculteurs, qui vendent sans attendre le miel tout juste récolté, grâce à une demande largement supérieure à l'offre. Les enfants des communautés productrices n'ont de ce fait quasiment jamais accès à ce miel, que pourtant ils adorent. Mais là n’est pas le problème le plus urgent rencontré par ces communautés. La montée actuelle du terrorisme fondamentaliste dans l’est du Burkina Faso rend bien plus difficiles les échanges avec cette partie du pays. Elle menace ainsi d’entraîner la disparition du marché de ce produit phare de l’alimentation et de l’identité locales.
Les dangers liés à la radicalisation du pays constituent également un obstacle au travail des ONG en activité dans la Tapoa, comme la fondation ACRA, qui a initié une collaboration importante avec les apiculteurs locaux réunis au sein de l'Union provinciale des producteurs de miel de la Tapoa, grâce au soutien de Fondazioni For Africa Burkina Faso et la Coopération italienne pour le développement (AICS). Grâce à ce projet, l'UPPM gère désormais une miellerie à Diapaga, chef-lieu de la province, garantissant une commercialisation équitable pour les producteurs et d’un produit de qualité pour les consommateurs.