La malanga (Xanthosoma sagittifolium) è una pianta erbacea con ha un fusto sotterraneo da cui si originano rami secondari laterali, orizzontali, spessi, noti come “cormi”. I cormi hanno una corteccia marrone scuro, la loro polpa è bianca o gialla, dalla consistenza cerosa.
La stagione di crescita è di 270-330 giorni; durante i primi sei mesi si sviluppano i cormi e le foglie. La raccolta avviene tra i 10 e i 12 mesi a seconda della varietà: la pianta è pronta per il raccolto quando le foglie inferiori diventano gialle. Il suo sapore è terroso con note di nocciola.
Il nome malanga è tipico della regione di Boyacà, in Colombia, ma anche di alcune zone della Costa Rica. E’ conosciuta anche come yautía, tannia, tanier, cocoyam e confusa a volte con il taro (Colocasia Esculenta).
La malanga è versatile e facile da coltivare in ambienti umidi. I suoi cormi sono ricchi di nutrienti, proteine ma soprattutto carboidrati come l’amido. Fonte di vitamine C, B ed E, la malanga è ricca di minerali, come potassio, fosforo, manganese, vitamina C, riboflavina, tiamina e ferro. Inoltre contiene grandi quantità di fibre, che regolano e accelerano il processo digestivo. A differenza del grano, che è comunemente usato per fare la farina per il pane e prodotti da forno, la malanga non contiene glutine.
Difficile da reperire sul mercato, la malanga è da tempo coltivata per uso domestico da piccoli produttori. Può essere preparata e consumata in molti modi. Di solito usata per accompagnare i piatti principali, può anche essere usata come farina, per fare creme, purè o chips croccanti.
Questa pianta è storicamente diffusa per uso ornamentale in tutta l’America centrale e meridionale. Non è mai stata prodotta in quantità sufficienti per rifornire i mercati locali, ma l’attuale mancanza di conoscenza su come cucinare questa radice aumenta ancora di più il rischio che le tradizioni culinarie locali legate al suo impiego vadano perdute. Molti programmi di sviluppo si sono concentrati su cultivar più diffuse, senza incoraggiare la scoperta dell’antica biodiversità delle regioni tropicali.
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