Le cosiddette formiche del miele appartengono a genera diversi (Camponotus e Melophorus per l’Australia). Sono parte integrante della dieta tradizionale di varie popolazioni indigene. Papunya, una comunità indigena del Territorio del Nord, prende il nome da un dreaming, cioè un racconto sull’origine delle formiche del miele.
Si tratta di formiche nutrite da altre operaie finché il loro addome si espande a dismisura, fino alle dimensioni di un acino d’uva, dilatato da una bolla d’aria circondata da un liquido zuccherino. Quando il cibo scarseggia le formiche del miele servono da fonte di cibo per le compagne. Si ritrovano in ambienti aridi o semiaridi. Alcune specie vivono in deserti addirittura roventi. Per raccoglierle occorre rimuovere la superficie del terreno per mettere a nudo il formicaio, dallo sviluppo verticale. Le popolazioni indigene scavano un pozzo a una certa distanza dal formicaio, poi ne derivano tunnel in orizzontale per raggiungere il nido e la galleria dove vengono tenute le formiche del miele. Ne prelevano soltanto alcune per il proprio consumo, poi richiudono il pozzo per proteggere la comunità. Il formicaio può svilupparsi in verticale anche fino a due metri sottoterra.
Una volta raccolta la formica, il dolce del deserto, si può mangiare direttamente o pestare. In alcune zone, come nell’outback australiano, la formica del miele viene consumata dalle popolazioni indigene come fonte di zucchero.
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