Il fagiolo zampognaro è oggi a serio rischio di estinzione, poiché i sei piccoli coltivatori che li conservano ne producono, circa, solo due quintali l’anno. Si coltiva principalmente nella parte orientale dell’isola di Ischia (NA), nelle contrade Piano Liguori o Campagnano. E’ di colore scuro, rossastro, con piccole striature bianche. L’etimologia del nome non è chiara, pare che, attorcigliandosi intorno alla canna durante la crescita, rassomiglino ai lacci delle calzature degli zampognari, i musici che suonano la cornamusa nelle città nei giorni precedenti il Natale. Alcuni ritengono che il nome sia dovuto al fatto che si mangiano secchi nelle festività natalizie, altri che richiamino la forma di una zampogna, quando si gonfiano con la cottura. La semina avviene a metà marzo con la luna calante, mentre il tempo del raccolto è in estate inoltrata. Si mangiano semplicemente a crudo con un filo d’olio extravergine. Saporiti e ricchi di ferro sono croccanti anche dopo tre ore di cottura. Giovanni Gussone, noto botanico della Corte Borbonica di Napoli, li segnala già nella sua raccolta sulla flora dell’isola d’Ischia del 1854.
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