Il fagiolo cannellino di Atina è un ecotipo locale che si è sviluppato nella Valle di Comino, nella provincia di Frosinone nel Lazio.
Nei registri del 1853 si trovano annotate due varietà: il fagiolo rosso ed il cannellino bianco; quest’ultimo, considerato uno dei più pregiati si produceva in quantità maggiori rispetto a quello rosso.
Il consumo di fagiolo cannellino di Atina avveniva soprattutto tra i contadini e le classi meno abbienti mentre solo una piccola percentuale della produzione veniva destinata alla vendita.
Nella seconda metà dell’Ottocento, sull’onda delle riforme agrarie volte a migliorare la produzione agricola del nuovo Regno d’Italia vennero costruiti innumerevoli canali per dirigere l’acqua del fiume Melfa ai campi coltivati. In questo modo si riusciva ad irrigare I campi coltivati a fagiolo di Atina anche nelle ore fresche, prima dell’alba.
La semina si effettua dalla fine del mese di giugno fino alla metà di luglio, subito dopo la mietitura del grano. Quando il baccello da verde diventa giallo, si comincia la raccolta, avviene solitamente a fine settembre ed è fatta a mano.
Si tratta di un fagiolo di forma leggermente ellittica e schiacciata, i semi non superano il centimetro di lunghezza. Il fagiolo di Atina è bianco opaco ed il tegumento è molto sottile. Dopo la cottura, la buccia risulta molto tenera e a differenza di altri fagioli non necessita di essere messo a bagno prima della cottura. E’ uno degli ingredienti principali nelle ricette locali come ad esempio la “Pappafuocchie”, una pasta e fagioli ciociara.
Dagli anni Cinquanta la produzione di fagiolo di Atina si è fatta sempre meno presente, poiché I contadini locali hanno cominciato a sostituire questa varietà con altre standard. Negli ultimi anni, grazie a quei contadini che hanno mantenuto i semi questa varietà si sta lentamente riscoprendo.