L’area storica di coltivazione di questa varietà di fagiolo (conosciuta anche come fagiola di Murlo) corrisponde con il territorio di Murlo, in provincia di Siena. Questa varietà si è conservata fino ad oggi grazie ad una famiglia che possiede dei terreni da coltivare nella frazione di Lupompesi. Riutilizzando i fagioli della raccolta precedente per la semina successiva, i semi si sono tramandati per diverse generazioni dai primi decenni dell’Ottocento. Viene chiamata “fagiola” in contrapposizione ad altre varietà di fagiolo di dimensioni maggiori mentre il nome Venanzio fa riferimento a Venanzio Burresi, il coltivatore più anziano di questa varietà. Recentemente la varietà è stata iscritta nel repertorio regionale della varietà stilato dalla Regione Toscana con questo nome.
Questo legume è caratterizzato da fiori e seme bianchi e dalla buccia sottile con dimensione relativamente piccola; la forma è molto appiattita ed ellittico-larga Il baccello ha un colore di fondo giallo e non presenta il filo, con lunghezza (escluso lo stilo) variabile tra i 9 e 13 centimetri.
Presenta una alta variabilità che si può notare dalla diversità dimensionale dei semi e dalla presenza, anche se in percentuale minima, di semi di colore scuro e di fiori di colore violetto.
Questa varietà è stata preferita ad altre per le buone caratteristiche organolettiche ed il buon adattamento alle condizioni pedologiche e microclimatiche.
La fagiola di Venanzio presenta una buccia sottile e una pasta fine quasi cremosa, con un gusto appena sapido con sensazioni di erba fresca appena falciata.
Tradizionalmente si consuma la granella secca, conservata tutto l’anno. La buccia molto sottile lo rende un fagiolo molto digeribile.
Viene utilizzata esclusivamente in autoconsumo e pertanto non è possibile reperirla né sui mercati locali, né tanto meno di scala più ampia.